Il brodo primordiale - Ancora
una riflessione sulle critiche più frequenti al movimento delle Sardine –
Lettera aperta a Sallusti e alla Gruber e all’articolo del Giornale di oggi: Non bastano le piazze, dite cosa volete fare
Tornando alla trasmissione di La7
del 5 sera, vorrei cercare di chiarire il perché, secondo me, le due critiche
che vengono rivolte più frequentemente alle Sardine appaiono ingiuste e fuori
luogo.
1 – Un movimento di
piazza, o popolare che dir si voglia non è una proposta politica. Può
diventarlo, ma non nasce con questo spirito. Sta al di qua del vetro, guarda
gli attori ed i protagonisti del palcoscenico politico dalla ‘platea’ e cerca
di comunicare con loro, sia per spronarli e guidarli che per criticarli, cercando
di intervenire su alcuni argomenti specifici.
Ha fatto benissimo Rita
Licata a citare alcuni movimenti del passato. Avrebbe avuto un senso chiedere a
coloro che scendevano in piazza contro la guerra in Vietnam cosa ne pensassero
di argomenti di finanza? Non solo
Sallusti, ma anche la Gruber si sono messi a chiedere a Mattia cosa ne pensasse
dell’Ilva o del MES e Mattia ha fatto benissimo a non rispondere. Perché nelle
piazze che si stanno affollando di Sardine in queste settimane in Italia,
probabilmente ci sono persone che la pensano anche diversamente su questi temi,
o forse non hanno ancora sviluppato un’opinione a riguardo. Sta a colui che decide
di candidarsi alle elezioni presentare un programma e dare indicazioni su come
affronterebbe tutta una serie di problemi. Chi è in platea fischia il tenore
stonato o il direttore che non tiene il tempo, ma questi non possono invitarlo
in platea a far meglio di loro! Devono assumersi la responsabilità del loro
fiasco. Le Sardine reclamano un qualcosa che riguarda tutti i partiti politici,
un richiamo a certi valori e a certi principi che devono essere condivisi da
tutti. Una delle prime parole d’ordine del movimento è stato contrastare il
clima di odio e far uscire le persone dalla realtà virtuale delle chat per
riportarle fisicamente in piazza. Caro Sallusti, io sono sicuro che lei abbia
perfettamente presente queste differenze, ma per portare avanti la sua guerra
mediatica contro le Sardine deve sapientemente ignorarle. In questo modo sarà
più forte e decisiva la sua opera di persuasione. Ma un’opera di persuasione
dovrebbe essere condotta sulla base di principi di verità, di informazioni esatte
e non deformate. In questo momento lei si sta invece comportando come un
avvocato che deve difendere un cliente che sa essere colpevole, ed è quindi
costretto a forzare la realtà per truccare le carte in tavola. Intendo dire che
lei è perfettamente consapevole, ne sono sicuro, che le critiche che sta
rivolgendo alle Sardine sono pretestuose. E allora mi chiedo: è eticamente
corretto tutto ciò?
2 – Le idee delle
Sardine
Altra critica
frequentissima: le Sardine non hanno idee? Ma è proprio così? Non credo, anzi,
non mi pare proprio. Queste sono alcune delle idee che sono emerse fino ad oggi:
a – Crediamo nella
Costituzione in Italiana, se non la migliore del mondo, la migliore per un
paese come il nostro. Crediamo nei valori che hanno fondato il nostro Stato
repubblicano e nel 25 aprile, e per questa ragione cantiamo Bella ciao, che non è una canzone
comunista, ma la voce genuina di un popolo che si ribella contro la dominazione
nazi-fascista (per questa ragione è stata una tristezza vedere un ministro
della Repubblica rifiutarsi di festeggiare il 25 aprile. Ci auguriamo che non accada
mai più). Una costituzione che da sempre è sotto attacco da destra e da
sinistra, in particolar modo mi riferisco alle proposte per una Repubblica
presidenziale (uno dei punti chiave della P2 di Gelli), per la riforma del
Senato, per la riduzione dei parlamentari. Personalmente credo nel
Bicameralismo e mi dispiace molto che si sia votato per diminuire i parlamentari.
Li avrei anzi aumentati, ma facendoli guadagnare molto meno.
b - Siamo molto preoccupati dei rigurgiti di
razzismo, neofascismo e neonazismo che stanno caratterizzando questi anni. I
segnali sono preoccupanti e ancor più preoccupante degli arresti di gruppi
armati ed organizzati, dei professori universitari che inneggiano al nazismo e
di donne che si autodefiniscono ‘la segretaria di Hitler, di coloro che vanno a
rendere omaggio alla memoria del Duce a Predappio e di chi si dice
scandalizzato di sentir dire che Gesù era ebreo, o di chi sostiene che un’ebrea
o un africano non potranno mai essere italiani, molto più preoccupante di tutto
questo è assistere a delle forze politiche che ripetono lo stesso errore di
sempre, e come apprendisti stregoni, evocano queste forze, le blandiscono, ci
si mescolano, credendo di dominarle. Ma la storia ci insegna che queste forze,
una volta destate e lasciate ingrandirsi e prosperare, sono indomabili. Se
alcuni leader politici credono di star preparandosi il terreno per poter poi
prendere i pieni poteri, si sbagliano. Dietro di loro ci sono persone ben più
intelligenti, determinate, abili e malvage, che li scalzeranno. A tutto questo
si aggiunge che nel mondo di oggi, se applicheremo la tecnologia 5G e dovesse
instaurarsi un regime autoritario, sarà la fine, perché un simile governo avrà
modo di controllare ogni nostro singolo colpo di tosse, tutto quello che
facciamo, i libri che leggiamo, i programmi che vediamo, le persone che
incontriamo…
c – Grande e
semplicissima idea chiave del movimento e di Mattia Sartori: la realtà di oggi comporta
problemi complessi ai quali va data una risposta complessa. Sembra una banalità,
ma in realtà è una idea fondamentale e fondante. E riporta la competenza al
centro, la necessità di essere informati, di studiare. Abbiamo bisogno di una
classe dirigente tanto onesta, quanto colta e preparata. Se scaviamo sotto a
questa idea, in realtà troviamo un tesoro. Perché questo significa affrontare
in maniera totalmente diversa i problemi della politica. Significa non chiedere
a un sondaggio o ad una piattaforma informatica, che nella maggior parte dei
casi sfrutta la pancia delle persone, se si vuole la TAV o meno. Significa
creare un gruppo di persone competenti che affrontino con lucidità e serenità la
questione e magari lo illustrino in un programma ben condotto alla Piero Angela
o alla Milena Gabanelli, in cui si chiarisca bene agli italiani quali sono i
termini del problema. E’ mai stato fatto niente di simile? Nel mio campo, ad
esempio, i Conservatori di musica, posso dire che manca totalmente una seppur
minima competenza e capacità di comprendere da parte di coloro che devono
prendere delle decisioni. Ci sono politici che da anni ‘transitano in fretta e
con disattenzione’ non riuscendo minimamente a capire i termini del problema. Nel
migliore dei casi lasciano tutto come sta, che è sempre meglio di far dei guai.
Ma questa situazione andrebbe cambiata radicalmente. La cultura e il sapere
sembrano essere diventati una colpa, qualcosa di cui vergognarsi. Eppure
abbiamo generazioni di ventenni e trentenni tra le più preparate che si siano
mai avute in passato. Sfruttiamole. Al Ministro dell’ambiente è mai venuto in
mente di chiamare un gruppo di neolaureati in chimica per proporre sostituti
alternativi alla plastica non riciclabile?
D – Da questo punto
consegue direttamente il seguente. Con la propaganda non si risolvono i
problemi. L’emigrazione, ad esempio, è un problema enormemente complesso. L’ex-ministro
degli Interni avrebbe potuto continuare a fare il suo lavoro per mille anni senza
risolvere assolutamente nulla. Chiudere i porti alle Ong mentre migliaia di
sbarchi clandestini avvenivano alle sue spalle e soprattutto non affrontare il
problema dell’accoglienza e dell’integrazione alla radice, vuol dire non fare
nulla. E vuol dire preparare in Italia un futuro nel quale le nostre città
saranno divise in ghetti ribollenti d’odio e in confronto alle quali l’Alabama
degli anni Cinquanta sarebbe un esempio di pace e integrazione. Qual è l’idea
di futuro che hanno queste persone? Si rendono conto di che tipo di governi
siano quelli che sembrano tanto ammirare come la Russia o l’Ungheria? Dove non esiste più non solo la libertà di stampa
ma anche di parola e di pensiero? Qual è la società che hanno in mente, dopo i
pieni poteri, dopo la Repubblica presidenziale, dopo il prima gli Italiani? E
dopo?
Siamo preoccupati,
siamo molto preoccupati e non ci sentiamo rappresentati da nessuna classe politica
veramente. Ecco, solo alcune delle idee emerse in queste settimane e le ragioni
che hanno spinto tanti di noi, di qualsiasi età e di diversi credi politici, a
scendere in piazza, in alcuni casi anche per la prima volta.
Se questo fermento è poi
una sorta di brodo primordiale dal quale un giorno nascerà la vita, vale a dire
una proposta politica, chi può dirlo ora? È forse più chiaro adesso signor
Sallusti?