Un mattino
Vi assicuro che fino a ieri sera era tutto come era sempre stato. Al massimo fino a due sere
fa, ne sono sicuro. Negli ultimi giorni sono stato molto occupato, è vero. Non
sempre ho tempo per leggere i giornali o seguire i tg. Magari sarà una
settimana che non seguo attentamente tutti gli avvenimenti. Ma non è successo
nulla di importante. Ne sono sicuro. L’Europa era sempre la solita fino a ieri.
La cara, vecchia Europa. Poco tempo fa i miei figli hanno celebrato la giornata
dello Shoah a scuola, come ogni anno. Ci sono state le elezioni regionali da
poco, con le solite promesse, e i soliti litigi. Tutto normale. Questa mattina,
ne sono sicuro, il mondo era esattamente come era sempre stato, e allora non
capisco. Come può succedere questo, ora.
Stamattina mi sono svegliato molto presto, per una
consegna. Ho preso prima l’autostrada, poi la corsia superveloce. Che grande
invenzione la corsia superveloce! Solo certi modelli di macchina, con al
massimo due anni di anzianità, possono utilizzarla, e fare i cento ottanta
chilometri all’ora. Fantastico. Non ci si può fermare per lunghi tragitti, è
vero, e non si può tornare indietro. Ma è comodissima. Si entra in un tratto di
centocinquanta chilometri, e via: si arriva in un attimo.
Adesso però non capisco cosa siano tutte queste
bandiere con le croci uncinate lungo la strada, e questi manifesti. E non posso
fermarmi né rallentare. Devo proseguire la mia corsa e arrivare dritto al posto
di blocco e all’ingresso del Nuovo Reich. Ma non c’è mai stato un confine da
quella parte! Davvero non capisco. I manifesti parlano di Fuhrer, di
obbedienza, di ordine e disciplina. Di punizione. Invitano tutti ad arruolarsi
nella squadra volontaria obbligatoria dei cittadini del Reich. E poi ancora
croci uncinate, ovunque. Ci sono grandi drappi rossi e neri che sventolano
lunghe le pareti che separano le corsie. Le croci sono diverse però, da quelle
che ricordavo. Sono tridimensionali e luccicanti. I passeggeri delle auto che
mi precedono non sembrano nemmeno notarle. Eppure sono sicuro che non più di
una decina di giorni fa tutto questo non c’era, al massimo due settimane.
D'altronde non posso sempre seguire tutto quello che succede nel mondo. Ho un
lavoro da portare avanti.
Adesso però non posso nemmeno rallentare. Sto correndo
a cento ottanta all'ora verso il Nuovo Reich, e non c’è modo di invertire la
marcia. Tra meno di dieci minuti sarò lì, e non ci sarà nulla da fare. Non
posso che corrergli incontro.