venerdì 19 ottobre 2018

da Le tessitrici dell'ultimo giorno - La notte delle nove streghe


1– Oltre il confine (le due streghe)

        
                                                                               I



Guidavo da più di quindici ore. Alla stanchezza era subentrato uno stato di stupore e di smarrimento, ma non potevo fare altro che aggrapparmi all’unica certezza che avevo: dovevo andare avanti, non era possibile fermarsi. Dovevo raggiungere il confine al più presto. Quella notte sapevo ancora esattamente da cosa stavo fuggendo e cosa mi lasciavo alle spalle; sapevo chi ero e perché mi trovavo nelle regioni ‘oltre il confine’.
Eppure mi fermai.
Forse perché non stavo guidando attraverso una notte come tutte le altre, una di quelle notti che seguono naturalmente al giorno, e che ne rappresentano la sua naturale trasformazione.
Ricordo bene quella sensazione. Era come se il giorno fosse morto, e il suo corpo giacesse abbandonato ed inerme sulla volta celeste, soffocandola, e grondando sangue: l’oscurità era un liquido denso, nero e viscoso che pesava sul tetto della macchina, penetrando lentamente attraverso le fessure.
Ma quell’oscurità, pesava soprattutto sul mio cuore, che era come una piccola creatura nuda, immersa in quel liquido bruciante. Mi sembrava che stesse sul punto di affogare. Non riuscivo a respirare. Quel liquido mi premeva anche sui polmoni e sul viso. Sembrava entrarmi nella mente.
Quando vidi la casa nera perciò non potei fare altro che fermarmi, scendere e andare a bussare.
Scesi dalla macchina e lasciai tutto lì, non ricordo altro.
Una piccola casa di campagna a due piani.
Ma si accese una luce, e vidi un’ombra muoversi. Chiunque fosse in quella casa mi aveva sentito. Dovevo farmi vedere.
Scesi dalla macchina e bussai. Dapprima timidamente, poi con più energia.
Stavo per tornare indietro, quando sentii una voce flebile dire qualcosa. Mi avvicinai alla porta.