venerdì 16 febbraio 2024

Studiare Composizione a Castelfranco Veneto

 Tre unicità del Conservatorio Steffani


1. 1. Curvatura Moderna del Diploma di I livello

2.   2. Il Cantiere per l’Opera di Domani

3.   3. Il Laboratorio per la concertazione e l’esecuzione dei brani degli allievi 

 

1. Indirizzo compositivo moderno (i diversi mondi compositivi oggi)

L’indirizzo compositivo moderno si prefigge l’obiettivo di fornire agli allievi di composizione un quadro il più esauriente possibile dei diversi mondi compositivi contemporanei, affiancando al mondo della musica classica e classica contemporanea quello della musica popolare, quello del jazz, della musica elettronica e quello del pop, con un’attenzione particolare alla composizione libera e alla canzone, senza tuttavia rinunciare a fornire degli strumenti tecnici adeguati, sebbene attraverso percorsi didattici alternativi al triennio tradizionale.

Tra i corsi a scelta consigliati per questo indirizzo ci sono i corsi di Armonia Jazz e Storia del Jazz, Tecniche compositive pop rock, Song Writing, Composizione per la musica applicata alle immagini, Musica elettroacustica.

2. Cantiere per l’opera di domani

Laboratorio artistico-didattico dei giovani compositori dello Steffani

Col Cantiere, nel 2022, si inaugura uno spazio dedicato totalmente al teatro musicale e alle produzioni dei nostri allievi, che sono invitati a comporre brevi opere da camera. Diversi gli autori ai quali si sono ispirati in passato, da Pinter e Tolkien (Gabriele Rossi e Matteo Sarcinelli), a Pirandello e Goldoni (Matteo Boischio e Edoardo Camata) fino all’Oscar Wilde di quest’anno (Davide Girolimetto). Un caso unico in Italia, una delle perle del nostro conservatorio. Il progetto è portato avanti con la collaborazione del Dipartimento di canto e con i professori Enrico Rinaldo, Francesca Sassu, Monica Benvenuti, Cristina Crotti, Romilda Beraldo e Marco Bellussi.

3. Il Laboratorio per la concertazione e l’esecuzione dei brani degli allievi (affidato ai professori Massimo Donadello e Gianluca Martinenghi)

Altro caso unico in Italia, il Conservatorio di Castelfranco Veneto ha creato un Laboratorio che è stato inserito nelle griglie del Triennio e del Biennio del corso di Composizione, espressamente dedicato all’esecuzione dei brani degli allievi. Gli allievi strumentisti sono invitati a inserire il Laboratorio nel loro piano di studi, ottenendo così dai 2 ai 6 crediti per i loro impegno. Il gruppo di quest’anno comprendo un nutrito gruppo di fiati più un quintetto d’archi. Numerosi gli impegni del Laboratorio, tra i quali il saggio di composizione di giugno e  l’esecuzione di tre operine (Il Chiromante, Al buio e L’ippocondriaco), in diverse repliche.

Ciò significa che da subito gli allievi compositori sono chiamati a confrontarsi con l’esecuzione dei loro brani. Tutti gli allievi e già dai primissimi anni. L’esecuzione non è quindi un premio destinato ai migliori, come accade nella maggior parte dei conservatori, ma uno strumento centrale nel percorso didattico, volto alla crescita di ciascuno.






sabato 3 febbraio 2024

Per Sentieri di Suoni e d'Inchiostro


 Omaggio a Calvino nel centenario della sua nascita


Conservatorio di Castelfranco Veneto

29 gennaio 2024 - ore 21,30



Gian-Luca Baldi – Introduzione/Le città invisibili

Lettura 1, da Le città invisibili:  Armilla - Moriana

Francesco Gasperin, Armilla, ossia la città dei tubi.

                                     Moriana 

Alessandro Cappelletto, Violino  – Nicolò Panziera, Clarinetto - Walter Vestidello, violoncello, Vanessa Bucciol, Lorenzo Fantinato, pianoforte 

Lettura 2, da Le città invisibili:  Diomira - Epilogo 

Alberto Dal Bo,  Diomira.

                           New Atlantis

Alessandro Cappelletto, Violino  – Nicolò Panziera, Clarinetto - Walter Vestidello, violoncello, Maddalena Dalla Rosa, Margherita Pellanda, pianoforte                    

                                                          

                                                *

Filippo Faes – Note a margine dell’impegno politico di Calvino

Marco Massarotto: Violoncello

Marco Massarotto, pianoforte

Lettura 3, da Il barone rampante

Francesco Salmaso: Rapsodia rampante

Alessandro Cappelletto, Violino  – Nicolò Panziera
, Clarinetto - Walter Vestidello, violoncello, Biagio Montagner, pianoforte

Lettura 4, da Marcovaldo ovvero le stagioni in città:  Funghi in città 

Davide Girolimetto, La vita secondo Marcovaldo

Alessandro Cappelletto, Violino  –Nicolò Panziera, Clarinetto - Walter Vestidello, violoncello

 

 

                                                  *

G.L.Baldi – Le Lezioni americane

G. Luca Baldi – Leggerezza.

                          Esattezza.

                          (da Sei immagini poetiche per il nuovo Millennio)

Alessandro Cappelletto, Violino  – Walter Vestidello, violoncello - Filippo Faes, pianoforte

 

Nicola Straffelini: Memos   

Walter Vestidello, violoncello

 

Alessandro Cappelletto: Fiore blu  

 – Nicolò Panziera, Clarinetto - Walter Vestidello, violoncello, Simone De Bona, pianoforte

 

                                                                       *

 

A cura di Gian-Luca Baldi e della Scuola di Composizione

Con la collaborazione di  Benedetta Saglietti

Classi di pianoforte dei professori Stefano Andreatta (Dalla Rosa e Fantinato), Elisa Marion (Buccioli e Montagner), Silvia Parenzan (De Bona e Pellanda).

Classe di clarinetto del professor Roberto Scalabrin

Classe del liceo musicale Giorgione accompagnata dalle professoresse Paola Sponti e Alessandra Variola

Marco Massarotto, allievo del Liceo Giorgione e del professor Stefano Andreatta presso il conservatorio Steffani.

 

Ciascun allievo compositore presenterà brevemente il suo brano.


sabato 29 aprile 2023

George Benjamin - La caduta degli Dei

 


Balene spiaggiate

 

George Benjamin – A Mind of Winter e altri lavori

 

George Benjamin (1963) è uno dei compositori più stimati e conosciuti nell’ambito della musica classica contemporanea. Alcuni suoi brani, come At first ligh del 1982, sono da decenni ormai portati ad esempio per la raffinatezza e l’eleganza della scrittura orchestrale, per la musicalità e sapienza compositiva.

Proprio per questo, come compositore, didatta e studioso, ho riascoltato in questi giorni il suo A mind of Winter, del 2000, Dances Figures del 2004 e Into the Little Hill del 2006. Il lavoro più recente di Benjamin è forse la sua opera Lessons in Love and Violence, del 2018 che avevo già ascoltato quando venne allestita a Venezia.

Senza dubbio la sua musica, confermo il giudizio comune, è di grande eleganza e raffinatezza. Un senso del timbro del tutto particolare.

E allora qual è il problema?

Il problema è, a mio modesto parere, che in tutti questi lavori, la storia sembra essersi fermata. La Seconda Scuola di Vienna e lo stile atonale di Schoenberg e Berg si è qui cristallizzato, apparentemente, per l’eternità. Dopo centoquattordici anni è ancora lì, immobile, senza un’idea aggiunta che sia una, una piccola differenza, una trovata qualsiasi che ci racconti che siamo nel Terzo Millennio. È pur vero che questi sono lavori di molti anni fa, ma lo stile di Lessons in Love e Violence non sembra poi così diverso.  Per l’ennesima volta torno a dire che questa paralisi dell’evoluzione stilistica di tutto un mondo è non solo una novità assoluta nella storia dell’arte, ma ha qualcosa di malato, di insano.

Vogliamo dire che oggi ognuno ha il diritto di scrivere come gli pare? Ammettiamolo pure, ma non sono certo gli alfieri di questo stile a sostenerlo. Costoro sostengono, al contrario,  di essere ancora all’avanguardia. Un’avanguardia partita cento anni fa e non ancora tornata a riferire al suo esercito, perché spiaggiata miseramente come giganteschi capodogli sulla sabbia del XXI secolo.

Questo è il problema. Non avvertire nemmeno il più vago profumo degli anni che stiamo vivendo, un modo diverso di esprimere ansie e paure, oscurità e speranza, ma sempre e solo quel sapore e quel colore degli anni atonali dell’Arnold. Ma sarà pur cambiato qualcosa nel nostro animo?

E poi oggi, nonostante abbia combattuto tutta la vita contro queste definizioni che definivo grossolane, antistoriche e banali, oggi questa "pandissonanza" persistente e intrusiva, faccio sempre più fatica ad accettarla, il mondo è cambiato e così il nostro orecchio. Le armonie pungenti del modernismo hanno tutto un altro sapore oggi. L’armonia è in profonda evoluzione e sono altri gli autori che ci raccontano di come sta evolvendo e così il nostro animo e gli stili del nuovo Millennio.


sabato 21 gennaio 2023

L'uomo capovolto - da Miniature amare

 

La cornice del tempo

 

Provate ad osservare, una volta che vi trovate fuori, magari in un parco, le immagini che vi circondano e provate ad isolarle da tutto il contesto della vostra vita  come se foste stati paracadutati nella vostra mente all’improvviso e sapeste solo e soltanto quello che vedete.

Ci sono alberi e piante, e la temperatura è fredda, ma c’è il sole. Sono circa le 11 di mattina e ci saranno sei o sette gradi. Potrebbe essere un gennaio tiepido, o forse una primavera particolarmente fredda. O una giornata soleggiata di novembre. Non avendo altre informazioni siete tutti in quell’attimo, in quell’istante presente. E forse lo cogliete con particolare attenzione e concentrazione, come mai prima.

Il fatto però è che noi non percepiamo mai la realtà in questo modo, al contrario degli animali, perché ogni cosa che vediamo, viviamo e sentiamo è inserita in una cornice, la cornice del tempo e della nostra vita. Il contesto è essenziale al modo in cui noi percepiamo la realtà, immersi come siamo, costantemente tra passato, presente e futuro. E questo è il senso della miniatura seguente, tratta da Miniature amare.

 

L’uomo capovolto

 

 

Ogni essere umano vive immerso, almeno fino all’ombelico (ma più spesso fino al collo), nel fiume di ciò che vive nella sua mente.

Scorge come pesci tra le acque, il guizzo o il fuggevole luccichio di ciò che ‘è appena stato’, di ciò che ‘è stato’, di ciò che ‘fu’ e di ciò che ‘fu molto tempo fa’, così come di quello che ‘sta per essere’, di quello che ‘sarà tra pochi giorni’, di ciò che’ sarà tra un po’ di tempo’ e di ciò che ‘sarà tra molti, molti anni’.

Al tempo stesso passano veloci visioni vaghe di ciò che ‘potrebbe essere’ e di ciò che ‘avrebbe potuto essere’, e di ciò che ‘vorrebbe che fosse’ e di ciò che ‘sogna ed immagina senza alcuna speranza che si realizzi’. Nel frattempo osserva la realtà intorno, sente il vento freddo scombinargli i capelli e l’arsura estiva seccargli le labbra, il sapore dolciastro dell’acqua di fiume e delle more d’agosto.

Il Signor L. invece è nato capovolto, con la testa immersa in quel fiume, e le gambe fuori, all’aria.

I suoi occhi sono tutti intenti ad osservare le migliaia di pesci che lo circondano, quel mescolarsi di infiniti colori come in un caleidoscopio che muta costantemente, di ciò che ‘è appena stato’, di ciò che ‘è stato’, di ciò che ‘fu’ e di ciò che ‘fu molto tempo fa’, così come di quello che ‘sta per essere’, di quello che ‘sarà tra pochi giorni’, di ciò che’ sarà tra un po’ di tempo’ e di ciò che ‘sarà tra molti, molti anni’.

E ancor meglio scorge ciò che ‘potrebbe essere’ e ciò che ‘avrebbe potuto essere’, ciò che ‘vorrebbe che fosse’ e ciò che ‘sogna ed immagina senza alcuna speranza che si realizzi, ma senza arrendevolezza o rassegnazione’.

Al tempo stesso, concentrato com’è su quella sorta di acquario tropicale, si accorge con grande ritardo se la neve e la grandine gli hanno gelato i polpacci, o le zanzare lo hanno coperto di punture e fatto uscire il sangue. A volte è già passata la stagione e tornato il freddo quando comincia ad accorgersi delle ferite del freddo e degli insetti.

Ogni volta si ripromette di fare più attenzione a ciò che succede, ed ogni volta si ripete la stessa storia e lo stesso errore. La sua reazione alla realtà, che sia dolore o gioia, difesa o attacco, arrivano troppo, ma troppo tardi, irrimediabilmente. 




 

lunedì 2 gennaio 2023

Fantastic Realism

Alcune delle opere dell'artista Hans Ruedi Giger (1940-2014) che ispirarono il film Alien, come 'Necronom IV' creata nel 1976 e definita Fantastic Realism.

La sceneggiatura di Alien nacque da un soggetto di Dan O'Bannon (1946-2009). O'Bannon collaborò alla sceneggiatura del cortometraggio Dark Star con John Carpenter, dal quale sarebbe stato tratto un film nel 1974, e fu invitato nel 1975 a Parigi da Jodorowski per collaborare agli effetti speciali di Dune, In quell'occasione conobbe il disegnatore Moebius.

Sia O'Bannon che Giger parteciparono agli effetti speciali del film insieme all'italiano Carlo Rambaldi, vincendo l'Oscar.










giovedì 22 dicembre 2022

FERMATE BABBO NATALE

 

   Fermate Babbo Natale

 

 

 

 

 RIPROPONGO IL SOLITO RACCONTO NATALIZIO PER UN VERO NATALE, LONTANO DALLE ICONOGRAFIE AMERICANE E DELLE COCA-COLA


 

Gian-Luca Baldi

Fermate Babbo Natale

Racconto fantastico




 

 

 

 

 

 

 

 

Rimasi molto sorpreso quando mi disse di chiamarsi John.

Pensavo che il suo nome fosse qualcosa di simile a Nicola, Nicolas o Klaus.

In realtà era semplicemente John.

Santa Klaus era una specie di cognome o piuttosto di soprannome, e molti lo chiamavano solo e soltanto Santa.

Ma John era il suo nome, ed era il solo nome col quale amava presentarsi.

Le persone con le quali avevo fatto il viaggio mi consegnarono una cartellina. Erano in quattro: una signora con un bambino piccolo, una donna molto anziana dagli abiti dimessi ed un uomo di colore. Credo però ce ne fossero molti altri, da quello che avevo capito.

I quattro restarono a fissare John con uno sguardo fatto al tempo stesso di triste rassegnazione e di profondo ma quasi inespresso rimprovero. Con loro ho già parlato”, disse John, “e non vogliono proprio ascoltarmi, ma sono sicuro che noi ci intenderemo perfettamente”, aggiunse sorridendo.

“E’ meglio che andiate”, dissi al gruppo di persone, “adesso me ne occuperò io”.

Appena usciti, John si illuminò.

“Finalmente! Adesso potremo parlare in pace. Le offro qualcosa da bere…”, si fermò un attimo a guardarmi e poi aggiunse: “Lo sa che è veramente pallido, non ci avevo fatto caso quando è entrato. Spero si senta bene”.

Sorrisi per rassicurarlo, ma non finì la frase che era già andato in un’altra stanza a prendere dei bicchieri colmi di un liquido nerastro. Al ritorno me ne porse uno. Poi spense le luci e aprì le spesse tende che coprivano la sua finestra e una luna piena e incredibilmente bella illuminò a giorno la stanza.

“Guardi che bella! E’ la luna che mi accompagna da sempre nei miei viaggi notturni”.

Era davvero la cosa più bella che avessi mai visto.

La bevanda che mi aveva dato era invece dolcissima e imbevibile.

“E lei pensa davvero che potrei fare del male alla mia cara luna, che potrei ferirla o scalfire appena la sua bellezza?”

Scosse la testa.

“E’ impossibile. Ma il progetto che ho in mente è qualcosa di assolutamente diverso.

 Abbia un po’ di pazienza e stia a guardare”.

Chiuse nuovamente le tende e uno schermo a parete si accese.

Subito apparve una luna piena gigantesca.

Sembrava vera, lì accanto a noi, come se la potessimo toccare con un dito.

Con le sue macchie scure e le infinite tonalità di bianco, ora luminoso ed ora opaco, ora tremolante ed ora compatto ed immobile.

E poi all’improvviso apparve quella scritta, composta da milioni di lampadine rosse.

Restai a fissarla sbalordito. Era ancora più mostruosa di quanto avessi immaginato.

Fui scosso da un brivido scuro…

“E’ bellissima, vero?”, disse John.

Chiusi gli occhi, preso dalla disperazione.

“Non sono belle tutte quelle luci, quel rosso acceso sul bianco del disco lunare?

Le strutture in metallo che verranno montate sulla sua superficie e che sosterranno quei milioni di lampadine verranno illuminate soltanto in alcune occasioni particolari. Per tutto il resto del tempo saranno praticamente invisibili”.

“Quel praticamente invisibili corrisponde ad una serie di rughe nere che aumenteranno di un bel po’ le macchie lunari”, dissi sfogliando la cartellina che mi era stata data.

 “Ma no, non esageriamo…”, continuò John. “Per vedere quelle rughe, come le chiama lei bisognerebbe proprio fermarsi a fissare la luna con attenzione, e chi ha più di tempo di farlo oggi!

Le assicuro, nessuno noterà la differenza!”

Sospirai.

“E poi, solo in alcuni giorni prestabiliti…, solo in una manciata di giorni… apparirà quella scritta luminosa, sarà come un giorno di festa”.

“Quella manciata di giorni corrisponde a tutti i giorni di luna piena…”.

“Ma no, non tutti… insomma, in quei giorni la luna si illuminerà ancora di più e sarà ancora più bella!”

“Sì, con la scritta Bevete…”, detti ancora un’occhiata alla cartellina, “Bevete Olca Occa! Una scritta che avvolgerà di rosso il bianco lunare!”

 “Senta, la situazione è davvero grave. Io non sono più in grado di portare sette miliardi di regali in una notte senza un pur minimo aiuto. E questa idea della pubblicità mi darà quel poco che mi serve ad andare avanti”.

“E questa è proprio la ragione per cui sono qui, a parlare a nome di questo gruppo di persone…”, dissi con calma e decisione.

Continuai:

“Un gruppo di persone i cui diritti lei ha leso sistematicamente negli ultimi cinquant’anni”.

Forse fui eccessivamente duro. Quelle immagini mi avevano profondamente turbato.

John mi guardò stupito, poi il suo volto cominciò a farsi paonazzo. Stava per arrabbiarsi.

Ma io lo precedetti.

Sorrisi e gli feci una carezza sul viso. Leggerissima.

Poi sussurrai impercettibilmente alcune parole e fu tutto a posto.

 

Il suo viso si rilassò.

Apparve un sorriso pacifico.

Le palpebre si abbassarono leggermente.

Lo sguardo perso nel vuoto.

Gli presi la mano e mi seguì senza fare storie. Come un grande elefante segue il suo ammaestratore.

Fuori c’erano gli altri ad aspettarci.

La signora anziana dagli abiti dimessi era alla guida di una strana vettura in cui John entrò a fatica.

E in un attimo fummo lontani.

In volo.

Arrivammo sulla superficie lunare in un lampo.

E la strana vettura atterrò proprio alla soglia del bosco di abeti bianchissimi e invisibili da lontano.

Gli abeti lunari infatti non sono altro che polvere di stelle mescolata a quei sogni che hanno superato la gravità terrestre, a cui si aggiungono quei frammenti che il dolore ha strappato dalle anime immortali e disperso nel cosmo, oltre a quelle sostanze magiche che provengono da tutto l’universo e che la luna filtra e purifica per lasciarle poi proseguire verso la terra..

Ma la cosa più importante è che le foreste di abeti, come degli immensi banchi di corallo, sono colonie di creature incantate, a cui danno asilo e protezione.

E sono molto fragili e delicate.

Hanno bisogno di una cura costante. Di qualcuno che sappia occuparsene, di un vero e proprio giardiniere. Anzi, di un Giardiniere-Mago…

Una spedizione umana inviata per costruire quelle immense strutture metalliche distruggerebbe tutto, e col bosco di abeti lunari anche la luminosità lunare e forse la luna stessa…

Ma sicuramente farebbe fuggire tutte le creature incantate. Per sempre.

Aiutai John ad uscire dalla vettura, lo presi per mano  e poi ci avviammo verso il bosco.

In una piccola radura c’era la capanna, ed entrammo.

Ci sedemmo  tutti intorno ad un tavolo. Nel caminetto risplendevano delle braci lucenti.

“John”, dissi, “torna in te…”.

E il grande Santa Klaus si svegliò e rimase a fissarci.

Ora c’erano tutti e sette. C’erano Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, San Nicola e Santa Lucia, e la signora anziana dagli abiti dimessi che teneva in braccio un bambino piccolo, che sembrava essere il centro di tutto, e da tutti erano chiamati Befi e G. B.

“Grazie infinite”, disse la signora anziana guardandomi. Hai fatto tutto quello di cui avevamo bisogno. Per ora il tuo compito è finito.

Guardai ancora una volta John, che aveva lo sguardo annebbiato di chi è appena uscito da un sonno profondo, mi alzai, ringraziai tutti ed uscii.

I terrestri e le loro creature divine resteranno sembra un mistero per me, pensai.

Ma che importanza aveva?  Ero a casa.

Scivolai veloce a mezz’aria tra gli abeti lunari. E mi librai in alto per restare sospeso a guardare la terra.

Non so se capirò mai quel mondo.

Con i suoi oceani azzurri e le verdi distese ammalate di uomini.

Ma la bellezza e la purezza delle foreste di abeti lunari, con le loro luci notturne e le voci ed i canti incantati non hanno pari tra le pur infinite e meravigliose bellezze della terra.

Rimasi a fissare il pianeta azzurro.

Poi volsi lo sguardo alle stelle, e i miei cuori si riempirono di commozione.

E inevitabilmente mi venne da pensare a John: in fondo mi è simpatico, pensai.

Dovrà passare un po’ di tempo qui con noi. E non mi dispiace.

Sono sicuro che qui ritroverà la sua anima vera di creatura notturna e sognante.

Sarà un giardiniere perfetto. Saprà occuparsi della foresta incantata e accomodare i sogni spezzati e le anime ferite. Gli insegnerò ad orizzontarsi lungo le distese infinite e sotterranee che la foresta nasconde sotto le sue radici. Recuperare ciò che si è perso e proteggere tutte le creature che vi abitano.

In fondo sono felice che prenda il mio posto per un po’…

 

In quel momento la capanna si illuminò come un sole, mentre una splendida cometa le stava passando sopra, e contemporaneamente il cielo si riempì di stelle cadenti.

E nello stesso momento avvertii i cuori dei bambini riempirsi di doni, di quei doni che non si possono toccare, ma che durano tutta la vita perché non si rompono e non si perdono mai… I doni dell'amore, dell'amore che doniamo e riceviamo.

Sono sicuro che almeno per quest’anno non sentiranno la mancanza di Babbo Natale…

                                                                      

martedì 20 dicembre 2022

Dalla nuova serie di Mondi fantastici: 1. Il mondo sottosopra (UpsideDown)


1. 

Non scambiate per follia lo strano atteggiamento degli abitanti del mondo di UD quando visitano il vostro pianeta.

Ricordate che è tra i quaranta e i cento giorni il periodo minimo di quarantena previsto per coloro che desiderano visitare il loro mondo.

Vertigini, forte nausea, vomito, sbalzi di pressione e persino infarto, follia e morte, rischiano coloro che non si sottopongono a questa profilassi, per altro obbligatoria.

Il mondo di  UD possiede infatti una gravità periferica o ‘oggettuale’, come viene definita dagli scienziati, che si concentra cioè sulle cose, piuttosto che irradiarsi dal centro del pianeta alla crosta esterna.

Tutte le superfici, per fare un esempio, attirano con forza, e tengono ben saldi qualsiasi oggetto o essere vivente che vi cammini sopra.  Ne consegue che non esiste né sopra né sotto. Né una parola per indicare il giù e il su.

Basta vedere l’attraversamento di uno dei tanti colossali doppi ponti ad arco per rendersene conto. Col traffico di vetture e persone che corre in una direzione, rivolto verso il cielo, mentre quelli che procedono nella direzione opposta, camminano tranquillamente a testa in giù (diremmo noi), rivolti verso l’abisso, o verso un fiume impetuoso.

Così nelle case vi sono mobili poggiati su quello che noi chiameremmo il pavimento, ma ve ne sono anche su quello che noi chiameremmo il soffitto, e persino ai lati.

Ma l’esperienza più scioccante per un forestiero è l’entrare in un grande ufficio, dove le persone corrono indifferentemente su tutte e quattro le pareti, senza che vi sia alcuna differenza tra il sopra ed il sotto, tra un lato e l’altro.

Per tutte queste ragioni altrettanto smarrito è l’abitante del mondo di UD  quando viene a trovarsi in uno degli altri pianeti

Oltre alla difficoltà oggettive di abituarsi a camminare su di un solo piano, lo sforzo principale per loro è un altro.

Non stupitevi infatti se, quando ne incontrerete uno, dopo avervi salutato calorosamente, si metterà a testa in giù per guardarvi all’incontrario, e poi su di un fianco, e ancora su quell’altro, e così per tutte le cose che incontra.

“Com’è incomprensibile il mondo guardato da un solo punto di vista!” dicono continuamente gli abitanti del mondo di UD, osservandoci stupiti.