venerdì 1 maggio 2020

A proposito dei Radiohead - Pyramid song


Dante e gli angeli dagli occhi neri (da Grammatica dell'armonia fantastica - Appunti e Interludi)











Solo da poco ho scoperto in rete tutta una serie di definizioni che mi erano fino ad oggi sfuggite… come art rock, experimental rock, baroque rock… che si trovano ad esempio nelle schede delle canzoni di Wikipedia.

Il fatto è che lo stile oggi non è più sufficiente per delineare con sicurezza una linea di confine. Può esistere in fondo una musica classica leggera, e una musica leggera classica, o art rock…. Perché ci sono esempi di musica colta che utilizzano lo stile pop, e protagonisti del pop che incidono ‘musica da camera’ per una etichetta discografica come la Deutsche Grammophon, come Elvis Costello[1] e Sting (col suo progetto di songs di Dowland).
Strawberry field è definita art rock, per esempio…

Comunque, a proposito, un altro bellissimo esempio di art rock, o di experimental rock, come si trova etichettato, è una canzone dei Radiohead, Pyramid song[2].
Provate ad ascoltarne l’inizio, e cercate di seguire il ritmo degli accordi ribattuti del pianoforte.
La prima impressione è quella di un pianista goffo ed incerto, che sbaglia il tempo.
Un po’ come la prima volta che si sente cantare Thom Yorke, cantante dei Radiohead: si ha l’impressione che abbia una voce orribile e sia totalmente stonato. Poi, miracolosamente, le cose cambiano… E così, dopo la prima impressione, gradualmente si comincia ad intuire che sotto quel ritmo irregolare c’è un pattern più complesso, e quando entra anche la batteria, se ne ha la conferma.

In realtà si tratta di un modo molto interessante di articolare due battute di quattro quarti, con un pattern ritmico a specchio composto di cinque accordi, i primi due del valore di tre ottavi, il terzo, esattamente a cavallo delle due battute, di quattro ottavi, gli altri due nuovamente di tre ottavi. Ed è esattamente quell’accordo centrale, leggermente più lungo, che inizialmente dà l’impressione di un’incertezza, di uno sbaglio da parte dell’esecutore.
In fondo non è che una variante di uno dei cosiddetti ritmi bulgari, o come si preferisce chiamarli oggi, ritmi zoppi, o ritmi aksak (dal Turco), perché si è riscontrato come «la diffusione di questa particolare ritmica andasse ben oltre l’area bulgaro-ungherese-rumena, e si ritrovasse anche in Turchia, Grecia, Albania, Yugoslavia, fra gli Armeni, i Berberi»[3] e in Italia, in particolare in Sardegna.
Il più comune di questi ritmi è quello che suddivide gli otto ottavi di una battuta in quattro quarti in tre gruppi, di tre, tre e due. Il ritmo di Pyramid song non fa che riproporre a specchio una battuta simile, e legare insieme i gruppi di due.

 La cosa interessante è che molti dei frutti delle ricerca delle avanguardie del secolo scorso, sembrano filtrare oggi nelle musiche più disparate, come il rock ed il pop appunto. Poliritmie e ritmi irregolari si trovano in molti gruppi rock, e soprattutto nei giovanissimi. Che anche suonando in una band fusion e progressive utilizzano scale esatonali, e procedimenti ritmici alla Messiaen, in cui tolgono un sedicesimo progressivamente ad ogni battuta.
Per tornare ai Radiohead, il risultato di questo ritmo asimmetrico, è estremamente affascinante e ipnotico, e dà un leggero stato di vertigine assolutamente appropriato ad un testo per il quale è stato scomodato addirittura Dante:

I jumped in the river and what did I see?
Black-eyed angels swam with me
[…]
And we all went to heaven in a little row boat
There was nothing to fear and nothing to doubt
(Mi tuffai nel fiume, e cosa vidi?
Angeli dagli occhi neri che nuotavano insieme a me…
E noi andammo in paradiso su di una piccola barca a remi
Non c’era niente di cui aver paura, niente di cui dubitare)

Veramente l’immagine della barca sul fiume mi fa venire in mente, prima ancora di Dante, ancora una volta John Lennon e la sua psichedelica Lucy in the Sky with Diamonds (di cui troppo volte ormai si è già sottolineato che è l’acronimo di LSD…): «Immagina te stesso in una barca su di un fiume…con alberi di mandarino e cieli di marmellata…».

Sicuramente il testo parla della morte…ma al contrario di Dante e di John Lennon, il protagonista non scivola semplicemente su di un’imbarcazione sul fiume, ma nuota dentro il fiume, insieme a degli angeli. L’immagine naturalmente è più inquietante, soprattutto per quel black-eyed, che più che occhi neri, dice neri occhiuti.
E l’immagine della morte non è un’esperienza rara nei Radiohead. In Weird fishes/Arpeggi si descrive in prima persona di essere divorati da vermi e strani pesci nel più profondo oceano, ed in Videotapes[4] si lascia una testimonianza di sé, ai propri cari in una videocassetta (la canzone parla di un uomo morente che dice addio ai suoi cari attraverso un old-fashioned videotape, secondo le parole dello stesso Yorke):

«Quando sarò davanti ai cancelli di perla, e vicino a me sarà Mefistofele.... ».

Anche se poi l’immagine del fiume può evocare anche il fiume sotterraneo della nostra vita interiore più profonda e nascosta, come ben sanno gli abitanti del mondo di Akh, con cui chiuderemo questa scheda.
Un’altra cosa molto interessante però di questa canzone è il giro armonico, molto semplice, eppure singolare, che ruota attorno ad un suono acuto persistente, il Fa#.
Fa# maggiore, Sol maj7, La6, Sol maj7, Sol, sono i cinque accordi.
Poi in un secondo giro, una sorta di ritornello, si passa a Fa# minore e Mi maggiore.
In realtà la scala di riferimento che si nasconde dietro a questo giro armonico dal sapore frigio  (ed è interessante che questa scala, rimasta estranea alle isole inglesi per millenni, sia entrata nel vocabolario comune e popolare del pop solo nell’ultimo decennio…), non è altro che una particolare variante della scala ottatonica[5], una variante che viene a creare una struttura simmetrica a specchio, proprio come il pattern ritmico, se si parte dal mi, e composta da nove note:

.
Mi - Fa#  - Sol -  La, - La# - Si -  Do# - Re – Mi
        1      ½         1     ½      ½         1       ½      1

Naturalmente il sapore frigio del pezzo nasce dalla successione di accordi dell’inizio, nel rapporto tra il Fa# e il Sol. Tuttavia se si considera la scala come costruita sul Mi le cose dovrebbero cambiare, ed effettivamente l’arrivo dell’accordo di Mi maggiore ha un effetto particolare di quiete, di arrivo, di luminosità…
Ma queste ambiguità sono proprio caratteristiche dei linguaggi modali…
Che queste simmetrie segrete poi, che fanno parte dell’officina compositiva, del laboratorio alchemico in cui si creano quei colori particolarissimi dei Radiohead, siano stati create consapevolmente e coscientemente o no, questo non ha alcuna importanza.
D’altronde uno dei più grandi compositori del Ventesimo secolo, Igor Stravinskij, trovava delle sottilissime proporzioni temporali, attraverso il suo  istinto.
Un istinto che è andando maturando nel corso della sua vita, fino a divenire praticamente infallibile…[6]. E questa considerazione ci porta direttamente – dopo il settimo Interludio – all’ultima scheda.






[1] E. Costello, North, Deutsche Grammophon 2003. Costello ha anche inciso nel 1992 un disco con il Brodsky Quartet, un ciclo completo di song, The Juliette Letters, in fondo un ciclo di pop song da camera. E’ del 2006 invece il cd di Sting Songs from the Labyrinth, raccolta di song di John Dowland, sempre della Deutsche Grammophon.
[2] Pyramid Song,  del gruppo inglese Radiohead, dall’album Amnesiac del 2001, uscita come singolo il 16 maggio di quell’anno.
[3] M. Agamennone, S. Facci, F. Giannattasio, G. Giurati, Grammatica della musica etnica, Bulzoni, Roma  1991, p.63.
[4] Entrambe le canzoni sono contenute nell’album In Rainbows, del 2007. Un album  splendido…
[5] La scala ottatonica alterna toni e semitoni. E’ stata utilizzata probabilmente per la prima volta da Rimskij-Korsakov, «se ne trovano tracce in Sadko…Scriabin ne fa un uso più cosciente. Stravinskij e Ravel ne fanno uso saltuario…», O. Messiaen, Technique de mon language musical, Afons Leduc, Parigi 1944, p.52.  Nella seconda parte del Novecento, viene utilizzata naturalmente da Messiaen.
[6] E forse avrebbe meritato una scheda a parte, il resoconto di un altro dei capitoli del libro di Kramer, dedicato a Igor Stravinskij, e alla sua composizione Agon,  dove Kramer dimostra come Stravinskij fosse in grado di dare unità ad un materiale estremamente eterogeneo e discontinuo attraverso il tempo. Grazie ad una serie di durate originate tutte da un’unica ratio (1,19), con margini di errore che oscillano tra lo 0,4 e l’1,7 per cento, e con soli due casi d’errore superiori (6,7). Kramer inoltre dimostra come questo istinto di Stravinskij sia andato perfezionandosi con gli anni, arrivando a margini di errore minimi nella maturità.

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