Vorrei dedicare questo breve racconto alla sua memoria
Domenica Trenta
Omaggio
a Gianni Rodari
Tra le tante cose che colpiscono della bellissima
terra di Puglia, c’è la coincidenza tra i nomi delle città e i nomi delle
persone.
In Veneto, ad esempio, non esiste niente di simile.
Ci sono paesi dai nomi curiosi e inusuali, come
Albignàsego, Vigodàrzere, Cadòneghe (attenti agli accenti sulla terz’ultima),
Saonara (non Saionara! J), Bovolenta, e cognomi come Giacon,
Faggin, Braggion, Visentin, Rabacchin, Mescalchin…
Certo niente a che vedere con gli strani e
fantastici nomi sardi di paesi come Atzara, Macomer, Noragugume, Perdasdefogu,
Ussassai, Urzulei, Gonnostramatza, Fordongianus, Samugheo, Tresmuraghes… solo
per citarne alcuni.
In Puglia invece i nomi sembrano molto più comuni,
ma così come esistono città che si chiamano Modugno, Barletta, Corato, Monopoli
e Ostuni, esistono anche signori che si chiamano nello stesso modo: Modugno,
Barletta, Corato, Monopoli e Ostuni!
E’ una straordinaria assonanza e armonia di suoni e
parole. L’unico inconveniente è che a volte succedono fatti curiosi, come
quello che sto per raccontarvi e si rischia di fare un po’ di confusione.
Era domenica, domenica trenta dicembre.
Il signor Barletta, che abitava a Monopoli in via
Brindisi, doveva andare a trovare un suo amico carissimo che viveva a Corato.
Doveva arrivare prima a Bari e da lì prendere il treno
delle ferrovie del nord barese che arrivano fino a Corato.
Prima di arrivare in stazione il signor Barletta si
fermò un attimo in chiesa ad accendere una candela. Poi andò in stazione ad
aspettare il suo treno.
Mentre aspettava, conobbe un giovanotto di trent’anni,
il signor Corato, che era originario di Barletta, ma da qualche anno viveva a
Brindisi, in via Monopoli. Adesso il signor Corato stava per recarsi a
Barletta, per passare una giornata di festa insieme alla sua famiglia e fare
dei giochi di società, come tutti gli anni, la prima domenica dopo il Natale.
All’improvviso però annunciarono che c’era un guasto
alla linea, e tutti i treni sarebbero stati bloccati per diverse ore.
Il signor Barletta temette di non poter più
raggiungere in tempo il suo amico Natale Monopoli, a Corato, per fare un
brindisi insieme, e quindi sarebbe rimasto accorato a Monopoli, mentre il
signor Monopoli avrebbe fatto un brindisi da solo al Bar Letta di Corato,
perché sua moglie, la signora Candela, aveva deciso all’ultimo minuto di
restare a casa a preparare la cena. Il signor Corato invece appariva piuttosto
tranquillo, perché aveva pensato di chiamare un suo amico, il signor Brindisi,
affinché passasse a prenderlo alla stazione di Monopoli e lo portasse fino a
Barletta, per giocare a Monopoli con la sua famiglia.
Ma il signor Brindisi di dov’era? Naturalmente di
Candela, lavorava nei monopòli di stato di via Corato e abitava in via
Barletta con sua moglie che si chiamava Domenica, Domenica Trenta.
Ah, dimenticavo una cosa…
La signora Domenica, Domenica Trenta, moglie del
signor Brindisi, che abitava in via Barletta a Candela, aveva un gatto, un
gatto che si chiamava Milano. Ma questa è tutta un’altra storia…[1]
[1]
La storia del gatto Milano e del suo padrone, che faceva il capostazione a Bologna.
“Quando arrivava un treno il gatto
correva fuori a vedere; il capostazione correva fuori per paura che il gatto
finisse sotto ai treno e lo chiamava: Milano, Milano! E tutta la gente,
credendo di essere già arrivata a Milano, giù dal treno, fregandosi le mani. Di
qui molte confusioni e avventure”. Rodari racconta questa storia al momento del
conferimento del Premio Andersen, nel suo discorso di ringraziamento, Bologna, aprile
1970.
Nessun commento:
Posta un commento