Gian-Luca
baldi Due
riflessioni su Musica e Tempo (edizioni
Dal Sud, Bari 2011)
2
-
La
globalizzazione del Tempo la riattualizzazione del Barocco
Le coincidenze a volte sono sorprendenti. Perché
oltre a ritrovare Italo Calvino lungo il mio percorso di riflessione sul Tempo,
mi accorgo, volendo parlare anche del cinema di Stanley Kubric, che in questo
convegno c’è uno spazio dedicato al grande regista anglo-americano!
Perché Kubric?
Perché appartengo a una generazione che è stata
segnata profondamente dal cinema, e in maniera particolare da alcuni capolavori
di Kubric, che hanno segnato delle tappe importanti della mia infanzia (2001 Odissea nello spazio, 1968, Arancia
meccanica, 1971) e della mia adolescenza (Barry Lindon, 1975). Il riferimento è tanto più importante se si
tiene conto del ruolo e della centralità che la musica svolge nei film di
Kubric.
Da bambino – all’età di circa sei anni e ancora totalmente
ignaro delle cose della musica - ho
vissuto un’esperienza profonda della musica di Richard Strauss, Gyorgy Ligeti,
Johannes Strauss, solo per citare alcuni esempi, grazie a Kubric. E dopo
qualche anno l’incontro con Beethoven (Arancia
Meccanica), e l’Haendel di Barry
Lindon. Non mi vergogno di dire che questi autori li ho conosciuti prima di
tutto e primariamente attraverso il cinema, così come alcune composizioni di
Bach le ho amate prima nelle loro versioni rock, dei Genesis e dei Jethro Trull.
Questo credo che abbia avuto delle conseguenze
enormi nello sviluppo del mio senso degli stili, delle epoche, dell’evoluzione
del linguaggio. E’ difficile, se non
impossibile, percepire come esaurita la vitalità di un linguaggio che si sposa
a un capolavoro perfettamente inserito nella contemporaneità. Intendo dire che
è difficile non sviluppare un senso di appartenenza a una musica che si
inserisce così perfettamente nel presente e nel futuro, come il Richard Strauss
di Kubric, mescolato a Lygeti e ai
valzer di Johannes Strauss. E’ inevitabile quindi, a mio avviso, che il cinema
(per non parlare del ruolo che avrebbe svolto la televisione nel decennio
seguente), abbia portato a quello che io definirei la riattualizzazione di alcuni linguaggi del passato.
E questo in una maniera del tutto nuova rispetto ai
vari repechage e recuperi fatti all’inizio del Novecento. Perché se il
neoclassicismo resta comunque il ‘vezzo di un’elite’, per quanto estesa e
importante, qui ci troviamo di fronte a un fenomeno di massa, a una sensibilità
che riguarda intere generazioni, dall’Europa, al Giappone, agli Stati Uniti.
Sono passati quarant’anni da quando lo stile barocco
si è affacciato nel pop, conquistandolo.
Lo stile barocco, antesignano per molti versi del
minimalismo, con le sue strutture semplici e ripetitive, con la sua incessante
e costante pulsazione, (l’horror vacui),
è entrato ormai nel dna di tutta la musica di consumo. Per non citare poi
l’infatuazione del jazz per la musica di Bach
Si ascolti la versione di Peter Gabriel (Peter Gabriel, Scratch my back, Realworld 2010),
con l’arrangiamento orchestrale di John Metcalfe, del brano Aprés moi, di Regina Spektor, un potente
esempio di pop e minimalismo barocco.
Oppure le nuove versioni che Sting ha fatto delle sue canzoni con la Royal
Philarmonic Orchestra. Minimalismo, stile barocco e pop sembrano fondersi in un
unico, nuovo stile.
Ed è per questo che parlo di globalizzazione del Tempo, intesa come l’assottigliarsi dei confini
tra un’epoca e l’altra e la conseguente compresenza di stili diversi nei
linguaggi musicali, così come per globalizzazione si intende generalmente un
venir meno dei confini nazionali, come conseguenza dell’ uniformazione dei prodotti su scala mondiale (Dizionario Sabatini
Colletti) .
La Sarabanda
di Haendel, divenuta celebre col Barry
Lindon di Kubric, in una versione, tra le altre, per soli timpani, è da
allora divenuta un topos sonoro
onnipresente della modernità. Nel 2002 compare una splendida versione per una
pubblicità di jeans, Levi’s Engineered
Jeans, una riscrittura orchestrale particolarmente drammatica ed efficace
di John Altman. Le immagini di questa pubblicità, assolutamente moderne – un
ragazzo e una ragazza che si sfidano in una corsa impossibile che attraversa
pareti e corre lungo i tronchi degli alberi -
si sposano ad una musica che barocca più non può essere definita, ma
semplicemente parte integrante di questa nostra contraddittoria, molteplice,
vorticosa, surreale, ferita modernità.
Per questa ragione ho scelto questo tema per le mie
piccole variazioni, per il mio omaggio a Italo Calvino e per la composizione
che presento a questo convegno, Sei
immagini poetiche per il terzo millennio.
E per le stesse ragioni ho utilizzato questo tema
barocco come se fosse mio, come se il suo linguaggio aderisse perfettamente
alle pieghe del mio animo, e non fosse né un elegante gioco di riscrittura, né
tantomeno una dissacrante citazione. L’ho utilizzato perché lo sento
perfettamente contemporaneo e appartenente ai giorni che viviamo, sebbene mescolato
ad altri elementi linguistici che mi appartengono e che da anni si fondono
nella mia musica.
Post-scriptum,
un anno dopo
“L’antica
armonia del futuro – Cresce la voglia di Barocco
- Un tessuto sonoro
vicino alla sensibilità moderna”, titola
un articolo del Corriere della sera
dell’8 settembre 2011, di Enrico Girardi. “C’è voglia di barocco. Lo dicono le
case discografiche…Ma da dove viene questa curiosità per la musica di prima di
Haydn, Mozart e Beethoven? …il gusto per un tipo di espressività non minore a
quella dell’artista romantico, ma senz’altro più contenuta, misurata…
In altre parole il manifestarsi di una emotività non
soggettiva, ma oggettiva, simbolica e dunque universale, capace di parlare a
ogni tempo e a ogni latitudine…”.
Da Festival
di Musica e filosofia – Cogito ergo suono – dicembre 2009 – marzo 2010
Musica e
Tempo – a cura di Mariantonietta Lamanna
In collaborazione
con la facoltà di lingue e letterature straniere dell’Università di Bari ed il
Conservatorio di musica Niccolò Piccinni
Le immagini si riferiscono alla pubblicità della Levis con la Sarabanda di Haendel riorchestrata da John Altman
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