giovedì 1 settembre 2016

La riattualizzazione del Barocco



Gian-Luca baldi Due riflessioni su Musica e Tempo (edizioni Dal Sud, Bari 2011)

2 - La globalizzazione del Tempo la riattualizzazione del Barocco

Le coincidenze a volte sono sorprendenti. Perché oltre a ritrovare Italo Calvino lungo il mio percorso di riflessione sul Tempo, mi accorgo, volendo parlare anche del cinema di Stanley Kubric, che in questo convegno c’è uno spazio dedicato al grande regista anglo-americano!
Perché Kubric?
Perché appartengo a una generazione che è stata segnata profondamente dal cinema, e in maniera particolare da alcuni capolavori di Kubric, che hanno segnato delle tappe importanti della mia infanzia (2001 Odissea nello spazio, 1968, Arancia meccanica, 1971) e della mia adolescenza (Barry Lindon, 1975). Il riferimento è tanto più importante se si tiene conto del ruolo e della centralità che la musica svolge nei film di Kubric.
Da bambino – all’età di circa sei anni e ancora totalmente ignaro delle cose della musica -  ho vissuto un’esperienza profonda della musica di Richard Strauss, Gyorgy Ligeti, Johannes Strauss, solo per citare alcuni esempi, grazie a Kubric. E dopo qualche anno l’incontro con Beethoven (Arancia Meccanica), e l’Haendel di Barry Lindon. Non mi vergogno di dire che questi autori li ho conosciuti prima di tutto e primariamente attraverso il cinema, così come alcune composizioni di Bach le ho amate prima nelle loro versioni rock, dei Genesis e dei Jethro Trull.
Questo credo che abbia avuto delle conseguenze enormi nello sviluppo del mio senso degli stili, delle epoche, dell’evoluzione del linguaggio.  E’ difficile, se non impossibile, percepire come esaurita la vitalità di un linguaggio che si sposa a un capolavoro perfettamente inserito nella contemporaneità. Intendo dire che è difficile non sviluppare un senso di appartenenza a una musica che si inserisce così perfettamente nel presente e nel futuro, come il Richard Strauss di Kubric, mescolato a Lygeti e ai valzer di Johannes Strauss. E’ inevitabile quindi, a mio avviso, che il cinema (per non parlare del ruolo che avrebbe svolto la televisione nel decennio seguente), abbia portato a quello che io definirei la riattualizzazione di alcuni linguaggi del passato.
E questo in una maniera del tutto nuova rispetto ai vari repechage e recuperi fatti all’inizio del Novecento. Perché se il neoclassicismo resta comunque il ‘vezzo di un’elite’, per quanto estesa e importante, qui ci troviamo di fronte a un fenomeno di massa, a una sensibilità che riguarda intere generazioni, dall’Europa, al Giappone, agli Stati Uniti.
Sono passati quarant’anni da quando lo stile barocco si è affacciato nel pop, conquistandolo.
Lo stile barocco, antesignano per molti versi del minimalismo, con le sue strutture semplici e ripetitive, con la sua incessante e costante pulsazione, (l’horror vacui), è entrato ormai nel dna di tutta la musica di consumo. Per non citare poi l’infatuazione del jazz per la musica di Bach
Si ascolti la versione di Peter Gabriel (Peter Gabriel, Scratch my back, Realworld 2010), con l’arrangiamento orchestrale di John Metcalfe, del brano Aprés moi, di Regina Spektor, un potente esempio di pop  e minimalismo barocco. Oppure le nuove versioni che Sting ha fatto delle sue canzoni con la Royal Philarmonic Orchestra. Minimalismo, stile barocco e pop sembrano fondersi in un unico, nuovo stile.
Ed è per questo che parlo di globalizzazione del Tempo, intesa come l’assottigliarsi dei confini tra un’epoca e l’altra e la conseguente compresenza di stili diversi nei linguaggi musicali, così come per globalizzazione si intende generalmente un venir meno dei confini nazionali, come conseguenza dell’ uniformazione dei prodotti su scala mondiale (Dizionario Sabatini Colletti) .
La Sarabanda di Haendel, divenuta celebre col Barry Lindon di Kubric, in una versione, tra le altre, per soli timpani, è da allora divenuta un topos sonoro onnipresente della modernità. Nel 2002 compare una splendida versione per una pubblicità di jeans, Levi’s Engineered Jeans, una riscrittura orchestrale particolarmente drammatica ed efficace di John Altman. Le immagini di questa pubblicità, assolutamente moderne – un ragazzo e una ragazza che si sfidano in una corsa impossibile che attraversa pareti e corre lungo i tronchi degli alberi -  si sposano ad una musica che barocca più non può essere definita, ma semplicemente parte integrante di questa nostra contraddittoria, molteplice, vorticosa, surreale, ferita modernità.
Per questa ragione ho scelto questo tema per le mie piccole variazioni, per il mio omaggio a Italo Calvino e per la composizione che presento a questo convegno, Sei immagini poetiche per il terzo millennio.
E per le stesse ragioni ho utilizzato questo tema barocco come se fosse mio, come se il suo linguaggio aderisse perfettamente alle pieghe del mio animo, e non fosse né un elegante gioco di riscrittura, né tantomeno una dissacrante citazione. L’ho utilizzato perché lo sento perfettamente contemporaneo e appartenente ai giorni che viviamo, sebbene mescolato ad altri elementi linguistici che mi appartengono e che da anni si fondono nella mia musica.

Post-scriptum, un anno dopo
“L’antica armonia del futuro – Cresce la voglia di Barocco - Un tessuto sonoro vicino alla sensibilità moderna”, titola un articolo del Corriere della sera dell’8 settembre 2011, di Enrico Girardi. “C’è voglia di barocco. Lo dicono le case discografiche…Ma da dove viene questa curiosità per la musica di prima di Haydn, Mozart e Beethoven? …il gusto per un tipo di espressività non minore a quella dell’artista romantico, ma senz’altro più contenuta, misurata…
In altre parole il manifestarsi di una emotività non soggettiva, ma oggettiva, simbolica e dunque universale, capace di parlare a ogni tempo e a ogni latitudine…”.


Da Festival di Musica e filosofia – Cogito ergo suono – dicembre 2009 – marzo 2010

Musica e Tempo – a cura di Mariantonietta Lamanna

In collaborazione con la facoltà di lingue e letterature straniere dell’Università di Bari ed il Conservatorio di musica Niccolò Piccinni





Le immagini si riferiscono alla pubblicità della Levis con la Sarabanda di Haendel riorchestrata da John Altman

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