sabato 29 aprile 2023

George Benjamin - La caduta degli Dei

 


Balene spiaggiate

 

George Benjamin – A Mind of Winter e altri lavori

 

George Benjamin (1963) è uno dei compositori più stimati e conosciuti nell’ambito della musica classica contemporanea. Alcuni suoi brani, come At first ligh del 1982, sono da decenni ormai portati ad esempio per la raffinatezza e l’eleganza della scrittura orchestrale, per la musicalità e sapienza compositiva.

Proprio per questo, come compositore, didatta e studioso, ho riascoltato in questi giorni il suo A mind of Winter, del 2000, Dances Figures del 2004 e Into the Little Hill del 2006. Il lavoro più recente di Benjamin è forse la sua opera Lessons in Love and Violence, del 2018 che avevo già ascoltato quando venne allestita a Venezia.

Senza dubbio la sua musica, confermo il giudizio comune, è di grande eleganza e raffinatezza. Un senso del timbro del tutto particolare.

E allora qual è il problema?

Il problema è, a mio modesto parere, che in tutti questi lavori, la storia sembra essersi fermata. La Seconda Scuola di Vienna e lo stile atonale di Schoenberg e Berg si è qui cristallizzato, apparentemente, per l’eternità. Dopo centoquattordici anni è ancora lì, immobile, senza un’idea aggiunta che sia una, una piccola differenza, una trovata qualsiasi che ci racconti che siamo nel Terzo Millennio. È pur vero che questi sono lavori di molti anni fa, ma lo stile di Lessons in Love e Violence non sembra poi così diverso.  Per l’ennesima volta torno a dire che questa paralisi dell’evoluzione stilistica di tutto un mondo è non solo una novità assoluta nella storia dell’arte, ma ha qualcosa di malato, di insano.

Vogliamo dire che oggi ognuno ha il diritto di scrivere come gli pare? Ammettiamolo pure, ma non sono certo gli alfieri di questo stile a sostenerlo. Costoro sostengono, al contrario,  di essere ancora all’avanguardia. Un’avanguardia partita cento anni fa e non ancora tornata a riferire al suo esercito, perché spiaggiata miseramente come giganteschi capodogli sulla sabbia del XXI secolo.

Questo è il problema. Non avvertire nemmeno il più vago profumo degli anni che stiamo vivendo, un modo diverso di esprimere ansie e paure, oscurità e speranza, ma sempre e solo quel sapore e quel colore degli anni atonali dell’Arnold. Ma sarà pur cambiato qualcosa nel nostro animo?

E poi oggi, nonostante abbia combattuto tutta la vita contro queste definizioni che definivo grossolane, antistoriche e banali, oggi questa "pandissonanza" persistente e intrusiva, faccio sempre più fatica ad accettarla, il mondo è cambiato e così il nostro orecchio. Le armonie pungenti del modernismo hanno tutto un altro sapore oggi. L’armonia è in profonda evoluzione e sono altri gli autori che ci raccontano di come sta evolvendo e così il nostro animo e gli stili del nuovo Millennio.


sabato 21 gennaio 2023

L'uomo capovolto - da Miniature amare

 

La cornice del tempo

 

Provate ad osservare, una volta che vi trovate fuori, magari in un parco, le immagini che vi circondano e provate ad isolarle da tutto il contesto della vostra vita  come se foste stati paracadutati nella vostra mente all’improvviso e sapeste solo e soltanto quello che vedete.

Ci sono alberi e piante, e la temperatura è fredda, ma c’è il sole. Sono circa le 11 di mattina e ci saranno sei o sette gradi. Potrebbe essere un gennaio tiepido, o forse una primavera particolarmente fredda. O una giornata soleggiata di novembre. Non avendo altre informazioni siete tutti in quell’attimo, in quell’istante presente. E forse lo cogliete con particolare attenzione e concentrazione, come mai prima.

Il fatto però è che noi non percepiamo mai la realtà in questo modo, al contrario degli animali, perché ogni cosa che vediamo, viviamo e sentiamo è inserita in una cornice, la cornice del tempo e della nostra vita. Il contesto è essenziale al modo in cui noi percepiamo la realtà, immersi come siamo, costantemente tra passato, presente e futuro. E questo è il senso della miniatura seguente, tratta da Miniature amare.

 

L’uomo capovolto

 

 

Ogni essere umano vive immerso, almeno fino all’ombelico (ma più spesso fino al collo), nel fiume di ciò che vive nella sua mente.

Scorge come pesci tra le acque, il guizzo o il fuggevole luccichio di ciò che ‘è appena stato’, di ciò che ‘è stato’, di ciò che ‘fu’ e di ciò che ‘fu molto tempo fa’, così come di quello che ‘sta per essere’, di quello che ‘sarà tra pochi giorni’, di ciò che’ sarà tra un po’ di tempo’ e di ciò che ‘sarà tra molti, molti anni’.

Al tempo stesso passano veloci visioni vaghe di ciò che ‘potrebbe essere’ e di ciò che ‘avrebbe potuto essere’, e di ciò che ‘vorrebbe che fosse’ e di ciò che ‘sogna ed immagina senza alcuna speranza che si realizzi’. Nel frattempo osserva la realtà intorno, sente il vento freddo scombinargli i capelli e l’arsura estiva seccargli le labbra, il sapore dolciastro dell’acqua di fiume e delle more d’agosto.

Il Signor L. invece è nato capovolto, con la testa immersa in quel fiume, e le gambe fuori, all’aria.

I suoi occhi sono tutti intenti ad osservare le migliaia di pesci che lo circondano, quel mescolarsi di infiniti colori come in un caleidoscopio che muta costantemente, di ciò che ‘è appena stato’, di ciò che ‘è stato’, di ciò che ‘fu’ e di ciò che ‘fu molto tempo fa’, così come di quello che ‘sta per essere’, di quello che ‘sarà tra pochi giorni’, di ciò che’ sarà tra un po’ di tempo’ e di ciò che ‘sarà tra molti, molti anni’.

E ancor meglio scorge ciò che ‘potrebbe essere’ e ciò che ‘avrebbe potuto essere’, ciò che ‘vorrebbe che fosse’ e ciò che ‘sogna ed immagina senza alcuna speranza che si realizzi, ma senza arrendevolezza o rassegnazione’.

Al tempo stesso, concentrato com’è su quella sorta di acquario tropicale, si accorge con grande ritardo se la neve e la grandine gli hanno gelato i polpacci, o le zanzare lo hanno coperto di punture e fatto uscire il sangue. A volte è già passata la stagione e tornato il freddo quando comincia ad accorgersi delle ferite del freddo e degli insetti.

Ogni volta si ripromette di fare più attenzione a ciò che succede, ed ogni volta si ripete la stessa storia e lo stesso errore. La sua reazione alla realtà, che sia dolore o gioia, difesa o attacco, arrivano troppo, ma troppo tardi, irrimediabilmente. 




 

lunedì 2 gennaio 2023

Fantastic Realism

Alcune delle opere dell'artista Hans Ruedi Giger (1940-2014) che ispirarono il film Alien, come 'Necronom IV' creata nel 1976 e definita Fantastic Realism.

La sceneggiatura di Alien nacque da un soggetto di Dan O'Bannon (1946-2009). O'Bannon collaborò alla sceneggiatura del cortometraggio Dark Star con John Carpenter, dal quale sarebbe stato tratto un film nel 1974, e fu invitato nel 1975 a Parigi da Jodorowski per collaborare agli effetti speciali di Dune, In quell'occasione conobbe il disegnatore Moebius.

Sia O'Bannon che Giger parteciparono agli effetti speciali del film insieme all'italiano Carlo Rambaldi, vincendo l'Oscar.