giovedì 22 dicembre 2022

FERMATE BABBO NATALE

 

   Fermate Babbo Natale

 

 

 

 

 RIPROPONGO IL SOLITO RACCONTO NATALIZIO PER UN VERO NATALE, LONTANO DALLE ICONOGRAFIE AMERICANE E DELLE COCA-COLA


 

Gian-Luca Baldi

Fermate Babbo Natale

Racconto fantastico




 

 

 

 

 

 

 

 

Rimasi molto sorpreso quando mi disse di chiamarsi John.

Pensavo che il suo nome fosse qualcosa di simile a Nicola, Nicolas o Klaus.

In realtà era semplicemente John.

Santa Klaus era una specie di cognome o piuttosto di soprannome, e molti lo chiamavano solo e soltanto Santa.

Ma John era il suo nome, ed era il solo nome col quale amava presentarsi.

Le persone con le quali avevo fatto il viaggio mi consegnarono una cartellina. Erano in quattro: una signora con un bambino piccolo, una donna molto anziana dagli abiti dimessi ed un uomo di colore. Credo però ce ne fossero molti altri, da quello che avevo capito.

I quattro restarono a fissare John con uno sguardo fatto al tempo stesso di triste rassegnazione e di profondo ma quasi inespresso rimprovero. Con loro ho già parlato”, disse John, “e non vogliono proprio ascoltarmi, ma sono sicuro che noi ci intenderemo perfettamente”, aggiunse sorridendo.

“E’ meglio che andiate”, dissi al gruppo di persone, “adesso me ne occuperò io”.

Appena usciti, John si illuminò.

“Finalmente! Adesso potremo parlare in pace. Le offro qualcosa da bere…”, si fermò un attimo a guardarmi e poi aggiunse: “Lo sa che è veramente pallido, non ci avevo fatto caso quando è entrato. Spero si senta bene”.

Sorrisi per rassicurarlo, ma non finì la frase che era già andato in un’altra stanza a prendere dei bicchieri colmi di un liquido nerastro. Al ritorno me ne porse uno. Poi spense le luci e aprì le spesse tende che coprivano la sua finestra e una luna piena e incredibilmente bella illuminò a giorno la stanza.

“Guardi che bella! E’ la luna che mi accompagna da sempre nei miei viaggi notturni”.

Era davvero la cosa più bella che avessi mai visto.

La bevanda che mi aveva dato era invece dolcissima e imbevibile.

“E lei pensa davvero che potrei fare del male alla mia cara luna, che potrei ferirla o scalfire appena la sua bellezza?”

Scosse la testa.

“E’ impossibile. Ma il progetto che ho in mente è qualcosa di assolutamente diverso.

 Abbia un po’ di pazienza e stia a guardare”.

Chiuse nuovamente le tende e uno schermo a parete si accese.

Subito apparve una luna piena gigantesca.

Sembrava vera, lì accanto a noi, come se la potessimo toccare con un dito.

Con le sue macchie scure e le infinite tonalità di bianco, ora luminoso ed ora opaco, ora tremolante ed ora compatto ed immobile.

E poi all’improvviso apparve quella scritta, composta da milioni di lampadine rosse.

Restai a fissarla sbalordito. Era ancora più mostruosa di quanto avessi immaginato.

Fui scosso da un brivido scuro…

“E’ bellissima, vero?”, disse John.

Chiusi gli occhi, preso dalla disperazione.

“Non sono belle tutte quelle luci, quel rosso acceso sul bianco del disco lunare?

Le strutture in metallo che verranno montate sulla sua superficie e che sosterranno quei milioni di lampadine verranno illuminate soltanto in alcune occasioni particolari. Per tutto il resto del tempo saranno praticamente invisibili”.

“Quel praticamente invisibili corrisponde ad una serie di rughe nere che aumenteranno di un bel po’ le macchie lunari”, dissi sfogliando la cartellina che mi era stata data.

 “Ma no, non esageriamo…”, continuò John. “Per vedere quelle rughe, come le chiama lei bisognerebbe proprio fermarsi a fissare la luna con attenzione, e chi ha più di tempo di farlo oggi!

Le assicuro, nessuno noterà la differenza!”

Sospirai.

“E poi, solo in alcuni giorni prestabiliti…, solo in una manciata di giorni… apparirà quella scritta luminosa, sarà come un giorno di festa”.

“Quella manciata di giorni corrisponde a tutti i giorni di luna piena…”.

“Ma no, non tutti… insomma, in quei giorni la luna si illuminerà ancora di più e sarà ancora più bella!”

“Sì, con la scritta Bevete…”, detti ancora un’occhiata alla cartellina, “Bevete Olca Occa! Una scritta che avvolgerà di rosso il bianco lunare!”

 “Senta, la situazione è davvero grave. Io non sono più in grado di portare sette miliardi di regali in una notte senza un pur minimo aiuto. E questa idea della pubblicità mi darà quel poco che mi serve ad andare avanti”.

“E questa è proprio la ragione per cui sono qui, a parlare a nome di questo gruppo di persone…”, dissi con calma e decisione.

Continuai:

“Un gruppo di persone i cui diritti lei ha leso sistematicamente negli ultimi cinquant’anni”.

Forse fui eccessivamente duro. Quelle immagini mi avevano profondamente turbato.

John mi guardò stupito, poi il suo volto cominciò a farsi paonazzo. Stava per arrabbiarsi.

Ma io lo precedetti.

Sorrisi e gli feci una carezza sul viso. Leggerissima.

Poi sussurrai impercettibilmente alcune parole e fu tutto a posto.

 

Il suo viso si rilassò.

Apparve un sorriso pacifico.

Le palpebre si abbassarono leggermente.

Lo sguardo perso nel vuoto.

Gli presi la mano e mi seguì senza fare storie. Come un grande elefante segue il suo ammaestratore.

Fuori c’erano gli altri ad aspettarci.

La signora anziana dagli abiti dimessi era alla guida di una strana vettura in cui John entrò a fatica.

E in un attimo fummo lontani.

In volo.

Arrivammo sulla superficie lunare in un lampo.

E la strana vettura atterrò proprio alla soglia del bosco di abeti bianchissimi e invisibili da lontano.

Gli abeti lunari infatti non sono altro che polvere di stelle mescolata a quei sogni che hanno superato la gravità terrestre, a cui si aggiungono quei frammenti che il dolore ha strappato dalle anime immortali e disperso nel cosmo, oltre a quelle sostanze magiche che provengono da tutto l’universo e che la luna filtra e purifica per lasciarle poi proseguire verso la terra..

Ma la cosa più importante è che le foreste di abeti, come degli immensi banchi di corallo, sono colonie di creature incantate, a cui danno asilo e protezione.

E sono molto fragili e delicate.

Hanno bisogno di una cura costante. Di qualcuno che sappia occuparsene, di un vero e proprio giardiniere. Anzi, di un Giardiniere-Mago…

Una spedizione umana inviata per costruire quelle immense strutture metalliche distruggerebbe tutto, e col bosco di abeti lunari anche la luminosità lunare e forse la luna stessa…

Ma sicuramente farebbe fuggire tutte le creature incantate. Per sempre.

Aiutai John ad uscire dalla vettura, lo presi per mano  e poi ci avviammo verso il bosco.

In una piccola radura c’era la capanna, ed entrammo.

Ci sedemmo  tutti intorno ad un tavolo. Nel caminetto risplendevano delle braci lucenti.

“John”, dissi, “torna in te…”.

E il grande Santa Klaus si svegliò e rimase a fissarci.

Ora c’erano tutti e sette. C’erano Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, San Nicola e Santa Lucia, e la signora anziana dagli abiti dimessi che teneva in braccio un bambino piccolo, che sembrava essere il centro di tutto, e da tutti erano chiamati Befi e G. B.

“Grazie infinite”, disse la signora anziana guardandomi. Hai fatto tutto quello di cui avevamo bisogno. Per ora il tuo compito è finito.

Guardai ancora una volta John, che aveva lo sguardo annebbiato di chi è appena uscito da un sonno profondo, mi alzai, ringraziai tutti ed uscii.

I terrestri e le loro creature divine resteranno sembra un mistero per me, pensai.

Ma che importanza aveva?  Ero a casa.

Scivolai veloce a mezz’aria tra gli abeti lunari. E mi librai in alto per restare sospeso a guardare la terra.

Non so se capirò mai quel mondo.

Con i suoi oceani azzurri e le verdi distese ammalate di uomini.

Ma la bellezza e la purezza delle foreste di abeti lunari, con le loro luci notturne e le voci ed i canti incantati non hanno pari tra le pur infinite e meravigliose bellezze della terra.

Rimasi a fissare il pianeta azzurro.

Poi volsi lo sguardo alle stelle, e i miei cuori si riempirono di commozione.

E inevitabilmente mi venne da pensare a John: in fondo mi è simpatico, pensai.

Dovrà passare un po’ di tempo qui con noi. E non mi dispiace.

Sono sicuro che qui ritroverà la sua anima vera di creatura notturna e sognante.

Sarà un giardiniere perfetto. Saprà occuparsi della foresta incantata e accomodare i sogni spezzati e le anime ferite. Gli insegnerò ad orizzontarsi lungo le distese infinite e sotterranee che la foresta nasconde sotto le sue radici. Recuperare ciò che si è perso e proteggere tutte le creature che vi abitano.

In fondo sono felice che prenda il mio posto per un po’…

 

In quel momento la capanna si illuminò come un sole, mentre una splendida cometa le stava passando sopra, e contemporaneamente il cielo si riempì di stelle cadenti.

E nello stesso momento avvertii i cuori dei bambini riempirsi di doni, di quei doni che non si possono toccare, ma che durano tutta la vita perché non si rompono e non si perdono mai… I doni dell'amore, dell'amore che doniamo e riceviamo.

Sono sicuro che almeno per quest’anno non sentiranno la mancanza di Babbo Natale…

                                                                      

martedì 20 dicembre 2022

Dalla nuova serie di Mondi fantastici: 1. Il mondo sottosopra (UpsideDown)


1. 

Non scambiate per follia lo strano atteggiamento degli abitanti del mondo di UD quando visitano il vostro pianeta.

Ricordate che è tra i quaranta e i cento giorni il periodo minimo di quarantena previsto per coloro che desiderano visitare il loro mondo.

Vertigini, forte nausea, vomito, sbalzi di pressione e persino infarto, follia e morte, rischiano coloro che non si sottopongono a questa profilassi, per altro obbligatoria.

Il mondo di  UD possiede infatti una gravità periferica o ‘oggettuale’, come viene definita dagli scienziati, che si concentra cioè sulle cose, piuttosto che irradiarsi dal centro del pianeta alla crosta esterna.

Tutte le superfici, per fare un esempio, attirano con forza, e tengono ben saldi qualsiasi oggetto o essere vivente che vi cammini sopra.  Ne consegue che non esiste né sopra né sotto. Né una parola per indicare il giù e il su.

Basta vedere l’attraversamento di uno dei tanti colossali doppi ponti ad arco per rendersene conto. Col traffico di vetture e persone che corre in una direzione, rivolto verso il cielo, mentre quelli che procedono nella direzione opposta, camminano tranquillamente a testa in giù (diremmo noi), rivolti verso l’abisso, o verso un fiume impetuoso.

Così nelle case vi sono mobili poggiati su quello che noi chiameremmo il pavimento, ma ve ne sono anche su quello che noi chiameremmo il soffitto, e persino ai lati.

Ma l’esperienza più scioccante per un forestiero è l’entrare in un grande ufficio, dove le persone corrono indifferentemente su tutte e quattro le pareti, senza che vi sia alcuna differenza tra il sopra ed il sotto, tra un lato e l’altro.

Per tutte queste ragioni altrettanto smarrito è l’abitante del mondo di UD  quando viene a trovarsi in uno degli altri pianeti

Oltre alla difficoltà oggettive di abituarsi a camminare su di un solo piano, lo sforzo principale per loro è un altro.

Non stupitevi infatti se, quando ne incontrerete uno, dopo avervi salutato calorosamente, si metterà a testa in giù per guardarvi all’incontrario, e poi su di un fianco, e ancora su quell’altro, e così per tutte le cose che incontra.

“Com’è incomprensibile il mondo guardato da un solo punto di vista!” dicono continuamente gli abitanti del mondo di UD, osservandoci stupiti.

 

 


 




 

 


 


domenica 18 dicembre 2022

Curriculum e catalogo aggiornati

 






Gian-Luca Baldi (Bologna 1961). Compositore, scrittore e titolare della cattedra di composizione presso il conservatorio Agostino Steffani di Castelfranco Veneto (Treviso), è autore di oltre un centinaio di composizioni per vari organici e destinazioni (da camera, per orchestra, per il cinema, per la danza ed il teatro musicale, oltre ad un catalogo di una settantina di pop song). Nel cinema ha collaborato col padre Gian Vittorio in varie occasioni, in particolare per il film Nevrijeme (Il temporale). Ha lavorato a lungo con la danza, collaborando con danzatrici e coreografe prestigiose come la californiana Teri Weikel, e nel teatro per mondi fiabeschi, con sette lavori al suo attivo, tra i quali Il brutto anatroccolo, Sergej e la luna regina, Oiche Shahmna ovvero la vera storia di Hallowe’en e il Principe vagabondo – Omaggio a Charlie Chaplin. Recentemente ha messo in musica alcune delle Favole al telefono di Rodari. Per bambini e ragazzi ha scritto inoltre il romanzo La principessa Amleth e il regno degli orchi (Anicia, Roma 2010) e diverse raccolte di racconti, tra le quali Il cuoco dei sogni e altri racconti e Storie buffe di nomi e di parole.

Ha cominciato agli inizi degli anni Duemila a dedicarsi professionalmente anche alla scrittura, sia attraverso il suo impegno di saggista e teorico con libri come Grammatica dell’armonia fantastica – Appunti e Interludi (Anicia, Roma 2012), Grammatica dell’armonia fantastica – Quaderni di lavoro (Anicia, Roma 2014), entrambi dedicati alla Grammatica della fantasia di Gianni Rodari, Cronodiànoia o del Realismo Interiore (Armelin, Padova 2015), dedicato al rapporto tra le Lezioni americane di Calvino e la musica, sia con la narrativa. Nel 2016 ha vinto il premio Bukowski nella categoria miglior romanzo con Quello di cui non vogliamo parlare, e nel 2018 il Premio speciale della giuria Viareggio Fantasy con il romanzo Le tessitrici dell’ultimo giorno. Il suo ultimo romanzo Metafisica delle nuvole è rientrato tra gli undici finalisti del Premio Modigliani 2022. Ha collaborato inoltre per otto anni con la rivista della Mondadori Prometeo, e col Festival MITO per il quale ha scritto i programmi di sala (2017-2023).

La sua attività trentennale e clandestina di song writer è venuta alla luce nel 2021 col progetto L’amor fuggente, l’album di canzoni-madrigale che cerca di fondere lo spirito polifonico monteverdiano con la canzone pop moderna, uscito su Spotify con lo pseudonimo di Bludicaos.


Bolognese di nascita e romano d’adozione, vive a Padova dal 2000.



Selezione delle ultime opere del Catalogo 


 

Op. 110, Ninà ninà  - per coro misto - Maggio 2023, per il coro InCanto.

Op. 108. Monteverdi Augmented, Amor-Il lamento della ninfa, Sì dolce il tormento, per 6 voci barocche, 5 archi e tiorba

Op. 103, Agnus Dei, per coro,  2022/2023 

Op. 102, Doppio orizzonte, per orchestra a 2,  3/11/2022- 11/1/2023 – Commissione dell’Orchestra Metropolitana di Bari 

Op. 101, 11 Canzoni-Madrigale L’amor Fuggente, 2021-2022 (n.57-67), issued on Spotify (marzo-luglio-dicembre) AAA:

Amor stringi i tuoi lacci (2021), Scirocco (1993/2021), Io vorrei (2003/2021), L’amor fuggente (2021), Raingardens (1996/2021), I colori del cuore (2005/2021), M’innamoro di te (2006/2021), D’azzurro e di niente (2022), La lontananza non è come il vento (1993/2022), Che si disgreghi il mondo (2020), Dimmi (198…?/2021).

Op. 100, Sucide by the railway - Screaming madrigal, dicembre 2021

Op. 95, Beethoven Recomposed – La Metamorfosi di Coriolano, per orchestra, 2020 (Arezzo 2021, commissione dell'Orchestra giovanile di Arezzo)

Op. 93, How lonesome the wind, per coro, 2020 

Op. 88, Favole al telefono, 9 Favole al telefono di Rodari, per quintetto di fiati, 2019-2022 

Op. 85, Midwinter Spring, per 6 voci e archi, 2019 

Op. 84, Nove microludi intrecciati, per clarinetto, violino e violoncello (estensione e rielaborazione di Senza), 2019  (Bari e Parma, 2019)

Op. 83, Dunamis, per pianoforte solo, fine 2019 

Op. 82, Riflessioni, (per un documentario su Feltre)per clarinetto, 2019

Op. 81, La luccicanza dell’onda, per grande orchestra (2 versioni, a 3 e a 2), estate e autunno 2018