giovedì 2 luglio 2020

Nuovo numero di Prometeo - Bach e le Variazioni Goldberg

E' uscito il nuovo numero di Prometeo, acquistabile anche on line, col terzo dei quattro articoli su Johann Sebastian Bach: Le Variazioni Goldberg.

Ecco un'anteprima tratta dal quarto articolo che uscirà a settembre e contenente una parte inedita (perché poi tagliata per ragioni di spazio). Il contesto storico: la Guerra dei Trent'anni.





Il contesto storico
Nel 1685, l’anno della nascita di Bach (ad Eisenach, in Turingia), quella che noi oggi chiamiamo Germania si presentava come un mosaico estremamente frammentato ed eterogeno di ducati e principati indipendenti, tra i quali il principato elettorale di Sassonia era allora il più importante della Germania del nord, e di città libere (Reichstädte), come lo era Amburgo o come ad esempio Mülhausen, piccola cittadina della Turingia dove Bach visse un paio d’anni e sposò la prima moglie, la cugina Maria Barbara Bach. La Turingia, la terra delle foreste selvagge del Thüringerwald, focolaio di rivolta ai tempi della Riforma, e dove vive e forti erano ancora le tracce del passaggio di Lutero, fu la terra «che gli avi di Bach avevano elettivamente indicato come luogo deputato per trarre il pane del sostentamento quotidiano» (Basso 1979, p. 173). Essa aveva subìto nel tempo un inarrestabile e progressivo frazionamento politico, d’altronde la suddivisione infinitesimale del potere era uno dei mali che affliggeva la nazione tedesca tutta. Come canta Frosch nella prima stesura del Faust di Goethe: «Il Sacro Romano Impero tutti noi lo amiamo/ Ma come si regga ancora, questo non lo sappiamo».
In Turingia e Sassonia erano continuate le recrudescenze delle epidemie di peste, susseguitesi a più riprese dopo la Guerra dei Trent’anni (1618-1648). A Lipsia l’ultima fu nel 1680, nella quale morirono più di duemila persone in pochi mesi, ma ad Erfurt, capitale odierna della Turingia, gli ultimi episodi di peste si ebbero nel 1683, e dimezzarono la popolazione con quasi diecimila vittime, tra le quali due fratelli del padre di Johann Sebastian Bach, Johann Ambrosius. Estremamente viva era inoltre la memoria di quella guerra che conservò fino al XX secolo il triste primato di essere stata la più lunga, la più sanguinosa e la più distruttiva che l’Europa avesse fino ad allora conosciuto e la Turingia era stata una delle zone maggiormente colpite.
Due romanzi, vent’anni dopo la fine del conflitto, narrarono le efferatezze di quella guerra, non risparmiando particolari raccapriccianti: L’avventuroso Simplicissimus e Vita dell’arcitruffatrice e vagabonda Coraggio, entrambi di Hans Jacob Christoffel von Grimmelshausen. Al secondo fu ispirato uno dei capolavori di Bertold Brecht, Madre Coraggio e i suoi figli (1941), la cui data è significativa, perché mette inevitabilmente in relazione quel terribile conflitto con la seconda guerra mondiale. Alla Guerra dei Trent’anni furono anche dedicate le celebri 18 acqueforti Le miserie e i dolori della guerra, dell’incisore francese Jacques Callot, più volte inviato da Luigi XIII a ritrarre momenti della guerra, e che volle dedicare questa serie di incisioni alla brutalità dei soldati sulla popolazione civile e sui contadini. Il lavoro di questo famoso incisore dovette restare ben impresso nei paesi di lingua tedesca se Mahler, un autore di cui ci occuperemo presto, nel 1888 intitolerà il IV tempo della sua prima Sinfonia (Il Titano) Marcia funebre alla maniera di Callot, riferendosi ad una celebre illustrazione del corteo funebre di un cacciatore seguito da tutto un gruppo di animali .
La città natale di Bach, Eisenach, alla fine del XVII secolo era forse in condizioni meno drammatiche di altre città della regione, in quanto sede dal 1762 di un Ducato indipendente, ma pur tuttavia la situazione nelle compagne era ancora di grande povertà, e tanti erano coloro che non avevano di che sfamarsi pur non avendo il coraggio di andare negli ospizi dei poveri, soprattutto le vedove.
È lecito dunque chiedersi se fu proprio l’instabilità politica, la lunghissima guerra e la precarietà endemica a promuovere «la trasmissione quasi segreta, corporativistica di abilità professionali da padre in figlio», incentivando la nascita di tutta una serie di dinastie musicali tra le quali quella dei Bach costituisce senza dubbio la più vasta rete di musicisti nella storia della musica occidentale. Nella sola Turingia, nell’età barocca, se ne contano almeno una ventina di queste dinastie, tra cui gli Hämmerhirt, ai quali apparteneva anche la madre di Johann Sebastian, Maria Elisabetha.

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