Dante e gli
angeli dagli occhi neri (da Grammatica dell'armonia fantastica - Appunti e Interludi)
Solo
da poco ho scoperto in rete tutta una serie di definizioni che mi erano fino ad
oggi sfuggite… come art rock, experimental rock, baroque rock… che
si trovano ad esempio nelle schede delle canzoni di Wikipedia.
Il
fatto è che lo stile oggi non è più sufficiente per delineare con sicurezza una
linea di confine. Può esistere in fondo una musica classica leggera, e una musica leggera
classica, o art rock…. Perché ci
sono esempi di musica colta che utilizzano lo stile pop, e protagonisti del pop
che incidono ‘musica da camera’ per una etichetta discografica come la Deutsche
Grammophon, come Elvis Costello[1]
e Sting (col suo progetto di songs di
Dowland).
Strawberry field
è definita art rock, per esempio…
Comunque,
a proposito, un altro bellissimo esempio di art
rock, o di experimental rock,
come si trova etichettato, è una canzone dei Radiohead, Pyramid song[2].
Provate
ad ascoltarne l’inizio, e cercate di seguire il ritmo degli accordi ribattuti
del pianoforte.
La
prima impressione è quella di un pianista goffo ed incerto, che sbaglia il
tempo.
Un
po’ come la prima volta che si sente cantare Thom Yorke, cantante dei
Radiohead: si ha l’impressione che abbia una voce orribile e sia totalmente
stonato. Poi, miracolosamente, le cose cambiano… E così, dopo la prima impressione,
gradualmente si comincia ad intuire che sotto quel ritmo irregolare c’è un pattern più complesso, e quando entra
anche la batteria, se ne ha la conferma.
In
realtà si tratta di un modo molto interessante di articolare due battute di
quattro quarti, con un pattern
ritmico a specchio composto di cinque accordi, i primi due del valore di tre
ottavi, il terzo, esattamente a cavallo delle due battute, di quattro ottavi,
gli altri due nuovamente di tre ottavi. Ed è esattamente quell’accordo
centrale, leggermente più lungo, che inizialmente dà l’impressione di
un’incertezza, di uno sbaglio da parte dell’esecutore.
In
fondo non è che una variante di uno dei cosiddetti ritmi bulgari, o come si preferisce chiamarli oggi, ritmi zoppi, o ritmi aksak (dal Turco), perché
si è riscontrato come «la diffusione di questa particolare ritmica andasse
ben oltre l’area bulgaro-ungherese-rumena, e si ritrovasse anche in Turchia, Grecia,
Albania, Yugoslavia, fra gli Armeni, i Berberi»[3] e in Italia, in
particolare in Sardegna.
Il
più comune di questi ritmi è quello che suddivide gli otto ottavi di una
battuta in quattro quarti in tre gruppi, di tre, tre e due. Il ritmo di Pyramid song non fa che riproporre a
specchio una battuta simile, e legare insieme i gruppi di due.
Per
tornare ai Radiohead, il risultato di questo ritmo asimmetrico, è estremamente
affascinante e ipnotico, e dà un leggero stato di vertigine assolutamente
appropriato ad un testo per il quale è stato scomodato addirittura Dante:
I jumped in
the river and what did I see?
Black-eyed angels swam with me
[…]
Black-eyed angels swam with me
[…]
And we all
went to heaven in a little row boat
There was nothing to fear and nothing to doubt
There was nothing to fear and nothing to doubt
(Mi tuffai
nel fiume, e cosa vidi?
Angeli dagli
occhi neri che nuotavano insieme a me…
E noi
andammo in paradiso su di una piccola barca a remi
Non c’era
niente di cui aver paura, niente di cui dubitare)
Veramente l’immagine della barca sul fiume mi fa venire in mente, prima ancora di Dante, ancora una volta John Lennon e la sua psichedelica Lucy in the Sky with Diamonds (di cui troppo volte ormai si è già sottolineato che è l’acronimo di LSD…): «Immagina te stesso in una barca su di un fiume…con alberi di mandarino e cieli di marmellata…».
Veramente l’immagine della barca sul fiume mi fa venire in mente, prima ancora di Dante, ancora una volta John Lennon e la sua psichedelica Lucy in the Sky with Diamonds (di cui troppo volte ormai si è già sottolineato che è l’acronimo di LSD…): «Immagina te stesso in una barca su di un fiume…con alberi di mandarino e cieli di marmellata…».
Sicuramente
il testo parla della morte…ma al contrario di Dante e di John Lennon, il
protagonista non scivola semplicemente su di un’imbarcazione sul fiume, ma
nuota dentro il fiume, insieme a
degli angeli. L’immagine naturalmente è più inquietante, soprattutto per quel black-eyed, che più che occhi neri, dice
neri occhiuti.
E
l’immagine della morte non è un’esperienza rara nei Radiohead. In Weird fishes/Arpeggi si descrive in
prima persona di essere divorati da vermi e strani pesci nel più profondo
oceano, ed in Videotapes[4]
si lascia una testimonianza di sé, ai propri cari in una videocassetta (la
canzone parla di un uomo morente che dice addio ai suoi cari attraverso un old-fashioned videotape,
secondo le parole dello stesso Yorke):
«Quando
sarò davanti ai cancelli di perla, e vicino a me sarà Mefistofele.... ».
Anche
se poi l’immagine del fiume può evocare anche il fiume sotterraneo della nostra
vita interiore più profonda e nascosta, come ben sanno gli abitanti del mondo
di Akh, con cui chiuderemo
questa scheda.
Un’altra
cosa molto interessante però di questa canzone è il giro armonico, molto
semplice, eppure singolare, che ruota attorno ad un suono acuto persistente, il
Fa#.
Fa#
maggiore, Sol maj7, La6, Sol maj7, Sol, sono i cinque accordi.
Poi
in un secondo giro, una sorta di ritornello, si passa a Fa# minore e Mi
maggiore.
In
realtà la scala di riferimento che si nasconde dietro a questo giro armonico dal
sapore frigio (ed è interessante che
questa scala, rimasta estranea alle isole inglesi per millenni, sia entrata nel
vocabolario comune e popolare del pop solo nell’ultimo decennio…), non è altro
che una particolare variante della scala ottatonica[5],
una variante che viene a creare una struttura simmetrica a specchio, proprio
come il pattern ritmico, se si parte
dal mi, e composta da nove note:
Mi
- Fa# - Sol - La, - La#
- Si - Do# - Re – Mi
1 ½
1 ½
½ 1 ½ 1
Naturalmente
il sapore frigio del pezzo nasce dalla successione di accordi dell’inizio, nel
rapporto tra il Fa# e il Sol. Tuttavia se si considera la scala come costruita
sul Mi le cose dovrebbero cambiare, ed effettivamente l’arrivo dell’accordo di
Mi maggiore ha un effetto particolare di quiete, di arrivo, di luminosità…
Ma
queste ambiguità sono proprio caratteristiche dei linguaggi modali…
Che
queste simmetrie segrete poi, che fanno parte dell’officina compositiva, del
laboratorio alchemico in cui si creano quei colori particolarissimi dei
Radiohead, siano stati create consapevolmente e coscientemente o no, questo non
ha alcuna importanza.
D’altronde
uno dei più grandi compositori del Ventesimo secolo, Igor Stravinskij, trovava
delle sottilissime proporzioni temporali, attraverso il suo istinto.
Un
istinto che è andando maturando nel corso della sua vita, fino a divenire
praticamente infallibile…[6].
E questa considerazione ci porta direttamente – dopo il settimo Interludio – all’ultima scheda.
[1] E.
Costello, North, Deutsche Grammophon
2003. Costello ha
anche inciso nel 1992 un disco con il Brodsky Quartet, un ciclo completo di
song, The Juliette Letters, in fondo
un ciclo di pop song da camera. E’ del 2006 invece il cd di Sting Songs from the Labyrinth, raccolta di
song di John Dowland, sempre della Deutsche Grammophon.
[3] M. Agamennone, S. Facci, F.
Giannattasio, G. Giurati, Grammatica
della musica etnica, Bulzoni, Roma
1991, p.63.
[4] Entrambe le canzoni sono
contenute nell’album In Rainbows, del
2007. Un album splendido…
[5] La scala ottatonica alterna toni
e semitoni. E’ stata utilizzata probabilmente per la prima volta da
Rimskij-Korsakov, «se ne trovano tracce in Sadko…Scriabin
ne fa un uso più cosciente. Stravinskij e Ravel ne fanno uso saltuario…», O.
Messiaen, Technique de mon language
musical, Afons Leduc, Parigi 1944, p.52.
Nella seconda parte del Novecento, viene utilizzata naturalmente da
Messiaen.
[6] E forse avrebbe meritato una
scheda a parte, il resoconto di un altro dei capitoli del libro di Kramer,
dedicato a Igor Stravinskij, e alla sua composizione Agon, dove Kramer dimostra
come Stravinskij fosse in grado di dare unità ad un materiale estremamente
eterogeneo e discontinuo attraverso il tempo.
Grazie ad una serie di durate originate tutte da un’unica ratio (1,19), con
margini di errore che oscillano tra lo 0,4 e l’1,7 per cento, e con soli due
casi d’errore superiori (6,7). Kramer inoltre dimostra come questo istinto di
Stravinskij sia andato perfezionandosi con gli anni, arrivando a margini di
errore minimi nella maturità.
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