domenica 9 settembre 2018

Un nome veramente buffo


da Storie di nomi e di parole









“Ciao amore, tutto bene? Ha chiamato qualcuno? Hai finito i compiti?”
“Ciao mamma…ho quasi finito, mi manca solo un po’ di geografia…ah sì, ha chiamato un signore che si chiamava…si chiamava…aveva un nome buffissimo, impossibile da ricordare!”
“Ma te l’ho detto mille volte caro di scrivere quando telefona qualcuno, poteva essere importante!”
“Ma l’ho scritto mamma, l’ho scritto! Poi però è venuto il papà, ha preso il bigliettino e l’ha usato per scrivere delle cose che doveva comprare lui…appena ritorna, riporterà il foglietto e ci sarà il nome”.
“E se nel frattempo lo ha perso?”
Il figlio alza le spalle.
La mamma intanto posa la grande borsa colorata e va in bagno.
“Ah che caldo oggi”, dice parlando dal bagno, con la porta socchiusa,” veramente un gennaio così non lo ricordavo! Ci saranno almeno trentasei gradi! Tesoro mi lavo un po’ e poi ti sento i compiti”.
“Va bene mamma! E’ vero che andremo in un posto lontanissimo in vacanza quest’anno?”
“Sì, il papà ha scelto un posto sulle nevi, ma io vorrei andare al mare…”
“La neve! La neve! Voglio vedere la neve!”
“Quando torna il papà ne parleremo tutti insieme…e tua sorella dov’è”.
“E’ salita dalla nostra vicina, torna subito…”.
La mamma si lava e poi si mette a preparare la cena.
“Allora cosa hai studiato tesoro, oggi?”
“Lo sai che esiste una città costruita su sette colli come la nostra?”
“Ma davvero? E dov’è?”
In quel momento arriva il padre.
“Papà, papà, allora andiamo sulla neve, andiamo?”
Il padre poggia la sua borsa e una cartellina sul tavolo. Dà un bacio al figlio e poi abbraccia la moglie.
“Guardate”, dice poi, tirando fuori dei fogli dalla cartellina, “vorrei portarvi in un posto veramente speciale e lontanissimo da qui, sul vulcano Eyjafjallajökull (si pronuncia ejafjatlakutl)…”.
“Un vulcano? Ma io voglio andare sulla neve!”
“Ma questo è un vulcano dormiente, sul quale si trova uno dei più grandi ghiacciai del mondo, e visto che devo andare in Islanda per lavoro…”
“Per lavoro, naturalmente…”, dice la madre delusa.
“Io preferivo andare”, aggiunge, “in un bel posto di mare, su di un atollo meraviglioso delle Maldive, come a Vakarufalhi, ci sono stati da poco i nostri amici…”.
“E’ un posto carissimo!”, dice il marito.
“E quel paese che hai detto tu dall’altra parte del mondo! Senti mio caro, io so già come andrà a finire! Tu starai tutto il giorno a lavorare, e noi moriremo di freddo. Cosa si fa su di un ghiacciaio? Quando lo hai visto una volta poi hai solo voglia di andare a casa al caldo!”
“Ascolta tesoro, l’Islanda è un paese misterioso e affascinante, e poi la stessa cosa potrei dirti io: cosa ci faccio tutto il giorno fermo su di un atollo grande come un fazzoletto?”
A questo punto dobbiamo scoprire però dove abita questa famiglia.
Pensavamo forse che abitasse a Roma, per via dei sette colli... Ma a Roma a gennaio non ci possono essere trentasei gradi! In realtà esiste un’altra città costruita su sette colli e vicina al mare, e si chiama Thiruvananthapuram (che significa "Città del Signore Anantha e si pronuncia Tiruvanŭntapuraṁ), una città di quasi un milione di abitanti dell'India meridionale, nei pressi dell'estrema punta meridionale del subcontinente indiano.
A Thiruvananthapuram è caldo tutto l’anno, ed è qui che abita questa famiglia.
Intanto il loro figlio, Bhamhaghosh per far smettere di litigare i genitori, cerca di cambiare discorso.
“Papà, hai riportato il foglietto dove avevi scritto le tue cose?”
“Che foglietto?”
“Non ti ricordi? C’era un foglietto accanto al telefono, e tu l’hai  preso per scriverci sopra…”.
Il padre si ferma un attimo a pensare. Poi si cerca nelle tasche, cerca nella cartellina e infine cerca anche nella borsa piena di oggetti. “Eccolo”, dice porgendo al figlio un foglio tutto accartocciato.
Bhamhaghosh lo prende e cerca di leggerlo:
“Ecco mamma, il signore che ti aveva cercato e che ha un nome buffissimo e impronunciabile si chiama…ecco, non so neanche pronunciarlo…leggilo tu!”.
La mamma prende il foglietto e legge:
“Ma è quel signore mandato dal consolato italiano, si chiama, si chiama…”.
E tutti, papà, mamma e figlio, della famiglia KRISHNAMURTHY, che si chiamano  Chandrabhushan (il papà), Bhagyalakshmi Vijayalakshmi (la mamma), e Bhamhaghosh (il figlio), si mettono a ridere a crepapelle…
“Si chiama Mario Rossi, non è buffo?”

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