Pubblico molto volentieri questa recensione, inviatami da un allievo di Biennio.
La trovo veramente molto bella e scritta molto bene.
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30 e 31 gennaio 2025, Teatro Accademico di Castelfranco.
È messa in scena Sergej e la luna regina, opera-fiaba
in 5 quadri, su libretto e musiche di
Gian-Luca Baldi, regia di Marco Bellussi e direzione di Massimo Donadello.
Lo spettatore viene immediatamente avvolto da un'atmosfera
magica. Si avverte sin da
subito una musica essenziale e ricca di colore. L'intervallo
di quinta, più volte ricorrente,
dipinge una melodia pura e genuina, magnetica, che si
staglia per tutta la piccola
ouverture.
Fin dalle prime note e anche per tutta l'opera, la musica è
piena di freschezza ed i colori
sono tenui, “soffici”, determinati da intrecci di melodie
cantabili ma dal sapore originale, e
da “nuvole” di colore, addensamenti che creano climax.
La magia è sostenuta da un sapere cosmopolita: melodie
omofoniche e/o omoritmiche si
trasformano in un contrappunto rigoglioso che germoglia
lentamente e si lascia poi
piacevolmente evaporare; tinte impressioniste evocano
raveliani guizzi pianistici o
debussyane evanescenze all'arpa; “licenze estetiche” come
l'introduzione di due
canzonette rap, fuochi d'artificio che ben rappresentano la
ribellione del non voler
crescere, o come gli anagrammi, che regalano mozartiana
leggerezza al racconto.
Il discorso musicale e la trama sono fluidi: melodie e
parlato si alternano come inflessioni
di una stessa formula di incantesimo, in cui la luna regina
ci conduce verso l'assoluto
fiabesco del “tutto è possibile”, a patto che contenga
un'estetica dell'etica, dove niente è
per caso.
Pietro Dinetto
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